Di questo ne risente la programmazione delle risorse umane, tarata su parametri non più attuali e che, cosa ancor più grave, spesso si limitano a fotografare l’esistente senza guardare prospetticamente. Il fenomeno della Pletora Medica (ovvero il sovrannumero di professionalità, conseguente all’accesso incontrollato a medicina), registratosi nel nostro Paese come conseguenza dell’accesso non programmato a medicina, ha dimostrato che quei medici i quali, a fronte dei sacrifici compiuti per sostenere l’impegnativo percorso formativo-professionalizzante in medicina, non trovano gratificazioni professionali ed esistenziali, non sono in condizioni di esprimere al meglio le loro potenzialità all’interno del sistema salute. <<Si rischia, in assenza di un’inversione di tendenza e della mancanza di interventi incisivi e strutturati da parte del decisore, di ricadere nel fenomeno della Pletora Medica, edizione 2.0.>> – affermano i Giovani Medici (SIGM). Ma per sostenere il decisore, sia a livello centrale che, primariamente, a livello regionale, è necessario che quest’ultimo si doti di adeguati strumenti e metodologie per orientare le politiche programmatorie a partire dal dato epidemiologico, tanto sul versante dell’organizzazione di ciascun SSR, quanto su quello della definizione del fabbisogno di risorse umane. <<Si dovrebbero innanzitutto mettere a sistema i vari flussi informativi esistenti, che a vario livello esplorano dimensioni diverse del contingente di professionalità mediche in attività, ma senza incrociarsi tra loro e perdendo quindi la visione di insieme.>> – continuano i Giovani Medici (SIGM).
Le richiamate sentenze e sanatoria intervengono nell’anno in cui si registra per la prima volta una sensibile contrazione del contingente di contratti di specializzazione, conseguente al combinato disposto di una cattiva programmazione e del mancato adeguamento del capitolo di spesa della formazione specialistica: la previsione attuale, per il prossimo anno accademico, nonostante il recente stanziamento di finanziamenti aggiuntivi in sede di Legge di Stabilità, intervenuto grazie alla mobilitazione nazionale del II GiovaniMediciDay, è di circa 3.500 unità contrattuali a fronte di almeno 8500 concorrenti; ed il differenziale è destinato drammaticamente ad incrementare nel tempo, in ragione dell’accesso a medicina di più di 10.000 studenti l’anno negli ultimi 3 anni, senza contare il surplus di accessi che si stanno registrando nel corrente anno accademico, pari a circa 2.000 in ragione della sanatoria, ed a circa 5.000 in ragione dei recenti ricorsi. Né ci si pone il problema di un indispensabile incremento del contingente di profili medici generalisti, essendo rimasto invariato e sottodimensionato nell’ultimo quinquennio il numero di accessi disponibili per la formazione specifica di medicina generale.
L’esperienza della Spagna, documentata da un articolo pubblicato nei giorni scorsi su El Pais, dovrebbe farci riflettere: con un differenziale di sole 1.000 unità, tra i circa 7.000 posti ad accesso programmato nelle Facoltà di Medicina ed i 6.000 contratti disponibili per la formazione specialistica, in presenza della crisi del sistema sanitario spagnolo segnato dai pesanti tagli alla sanità pubblica, licenziamenti e contrazione di personale sanitario senza preavviso, il Foro de la Profesión Médica, organizzazione che riunisce le principali associazioni del settore, ha già lanciato l’allarme sull’assenza di sbocchi occupazionali per i giovani medici iberici! In Italia, di contro, per quanto i numeri siano ancora più impietosi, tutte le articolazioni della Professione medica (ordini, sindacati, accademia), non immuni da responsabilità, tardano a prendere una posizione chiara e netta di fronte all’assenza di adeguate politiche di programmazione del fabbisogno di professionalità mediche.
Queste le ragioni per le quali, tra i punti qualificanti delle proposte indirizzate ai Ministeri competenti (MIUR e Ministero della Salute) nelle due edizioni del GiovaniMediciDay (I – Ib – II), i Giovani Medici (SIGM) hanno sostenuto la necessità per il Ministero della Salute di dotarsi, e di dotare al contempo le Regioni, di strumenti e metodologie utili a programmare il fabbisogno ottimale di professionalità mediche del SSN, anche in ragione delle Direttive che regolamentano la libera circolazione dei professionisti della salute nell’Europa Unita. Un siffatto stato delle cose, sta producendo in Italia l’allargamento delle fila dei giovani professionalità mediche, formate a carico dello Stato, che sempre più guardano all’estero quale meta professionale. Né sarà possibile contenere, in assenza di opportune politiche regolatorie, la previsione dell’instaurarsi di una mobilità in incoming di professionalità sanitarie da quei Paesi dell’Europa orientale, entrati a far parte dei 28 Stati Membri dell’Unione.
<<Chiediamo che Ministero della Salute e MIUR istituiscano con urgenza un tavolo di lavoro interministeriale, incaricato di rivisitare sia il sistema di accesso a medicina che le modalità di programmazione del fabbisogno di professionalità mediche.>> – incalzano i Giovani Medici (SIGM) – <<In tal senso, si potrebbe guardare al modello francese di sistema di accesso a medicina, corretto mantenendo una selezione a graduatoria nazionale nel passaggio tra il primo ed il secondo anno di corso.>> – concludono i Giovani Medici (SIGM) – <<Inoltre, appare inevitabile provvedere ad una diminuzione controllata del contingente di accessi a medicina, intervenendo al contempo nel post laurea con una rimodulazione quali-quantitativa del fabbisogno di professionalità medico specialistiche a favore dei profili generalisti, come ci insegnano le esperienze più lungimiranti di altri Paesi>>.