Ricordiamo infatti come il SIGM ha da sempre tutelato (LEGGI QUI) il numero programmato a medicina ritenendolo un valore da preservare del rapporto che sussiste tra diritto allo studio e tutela del diritto alla salute in un settore, quello della sanità, in cui vigono rapporti ed equilibri complessi che si traducono in ultima istanza nella qualità e nell’appropriatezza dell’assistenza sanitaria garantita ai cittadini. Non è necessario aumentare il numero di medici per tutelare la salute, quanto programmarlo correttamente rispetto al dato epidemiologico, segnato sempre più dalla cronicizzazione delle patologie, ed ai modelli organizzativo-assistenziali, sempre più indirizzati verso l’assistenza primaria e verso quel task-shifting che vede negli altri profili sanitari alleati su cui contare e non controparte da osteggiare.
Per farlo non serve andare contro corrente quanto seguire esempi coerenti, come quello della Francia dove, parallelamente alla riorganizzazione dei modelli assistenziali, si è privilegiato l’investimento delle risorse, pari al 50% del totale, su profili generalisti e specialistici legati al trattamento delle cronicità. Solo mantenendo l’equilibrio tra sistema formativo e sanitario si potrà mantenere alto il livello di tutela della salute nel nostro Paese.