Si sono concluse le selezioni per l’accesso alle scuole di specializzazione di medicina per l’a.a. 2014/2015. La notizia è che, a differenza della prima edizione, caratterizzata dall’errore di inversione delle domande di area effettuato dal CINECA, non si sono verificati “eventi avversi” (alias inversione delle prove) tali da mettere a repentaglio la validità delle prove. Ma le criticità permangono e non possono essere taciute o sminuite e, dopo un’esperienza biennale, queste dovranno essere affrontate e risolte con soluzioni differenti da quelle adottate dal MIUR in questa edizione. Certamente, nonostante le problematiche persistenti, l’esito di queste selezioni consolida il sistema di selezione a graduatoria nazionale, con buona pace di quanti, in questi anni, hanno fatto del tutto per metterlo in discussione, e lo proietta idealmente anche in altri ambiti di selezione della classe dirigente in sanità, confermandone la portata storica.
Sono state pubblicate le graduatorie di merito, accessibili a ciascun concorrente attraverso l’account personale della piattaforma universitaly.it. Sono state già effettuate, quindi, le prime assegnazioni alle scuole di specializzazione dei candidati che hanno totalizzato un punteggio tale da garantire la prima tipologia di specializzazione prescelta, nonchè la prima sede utile disponibile in relazione alla preferenza espressa. I candidati “assegnati” (ovvero coloro che sono stati abbinati alla prima scuola ed alla prima sede prescelte) dovranno perfezionare l’immatricolazione entro il 24 agosto 2015 pena la decadenza da ogni graduatoria. Entro la medesima scadenza, oltre ai candidati “assegnati”, potranno perfezionare la loro iscrizione anche i candidati che risultino “prenotati” (ovvero coloro che sono stati abbinati ad una delle scuole prescelte, ma non nella prima sede prescelta), ovvero potranno soprassedere in attesa di essere assegnati ad una scuola migliore ed ad una sede migliore in relazione alle preferenze espresse all’atto dell’iscrizione al concorso.
I numeri del concorso
Hanno effettivamente partecipato al concorso 12.786 candidati iscritti alla prima parte della prova, quella comune a tutte le scuole di specializzazione, dato in linea con le previsioni fatte dall’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) e dal Comitato Nazionale Aspiranti Specializzandi (CNAS) e ben lontano dalle stime allarmistiche e strumentali fatte circolare sul web da fonti non attendibili. Si conferma il maggiore appeal delle scuole di specializzazione dell’area medica (10.624 i candidati che si sono presentati a fronte dei 11.227 iscritti), seguite con dati nell’ordine dalle scuole dell’area dei servizi clinici (8.212 i candidati che si sono presentati a fronte dei 8.935 iscritti) e dell’area chirurgica (5.443 i candidati che si sono presentati a fronte dei 5.128 iscritti); per le scuole chirurgiche continua, quindi, il trend in perdita degli iscritti.
Significativo il dato sui concorrenti “sleali” estromessi dalle prove poiché trovati in possesso di strumenti informatici od elettronici non ammessi o perché sorpresi a collaborare con altri candidati. Rispetto alla precedente edizione si è poi registrata una sensibile riduzione dei punteggi medi conseguiti dai candidati, questo verosimilmente in relazione alla concentrazione dei tempi a disposizione per lo svolgimento delle prove, ma, non essendo disponibili dati ufficiali sui punteggi medi conseguiti a livello nazionale nel precedente concorso, non è possibile effettuare confronti definitivi.
Sembra, inoltre, che alcune decine di candidati siano stati estromessi dalla competizione a fronte della sottomissione di dichiarazioni mendaci relative al curriculum, rilevate dal MIUR, di concerto con le Università, a seguito dei controlli amministrativi espletati prima dell’avvio delle selezioni. Numerose altre, invece, le correzioni fatte apportare ai candidati a seguito di semplici errori di compilazione delle domande.
Analisi dei punti di debolezza
Come più volte affermato dall’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) e dal Comitato Nazionale Aspiranti Specializzandi (CNAS), il modello organizzativo in adozione è caratterizzato da un’eccessiva parcellarizzazione in termini di numero di sedi e di aule, la qualcosa introduce fisiologicamente una variabilità strutturale legata al contesto (che offre anche il fianco a situazioni patologiche), il che lascia percepire una non auspicabile disparità di trattamento tra i candidati delle diverse sedi. La percezione di tale eterogeneità, purtroppo, è all’origine del ragionamento che induce talora i concorrenti “corretti” a sentirsi più o meno defraudati del risultato conseguito laddove, invece, altri candidati potrebbero essere stati favoriti da condizioni ambientali meno “ostili” e tali da facilitare l’interazione (difetto di vigilanza da parte delle commissioni, eccesso di vicinanza tra le postazioni informatiche, assegnazione libera e non casuale dei candidati, presenza nelle stesse aule di concorrenti che sono stati colleghi di corso, ecc.). I dubbi in tal senso sono emersi in particolare con riferimento alla prima giornata delle prove. Trattasi, peraltro, di condizioni che si erano verificate già nella precedente edizione del concorso e che, quindi, erano prevedibili e prevenibili, ed i correttivi del caso sono stati proposti in tempi non sospetti al MIUR. Tutto ciò al netto delle situazioni patologiche o presunte tali: sarebbero finite sotto i riflettori del MIUR almeno una decina di sedi “incriminate”, su un totale di 462 aule, (anche se la sensazione è che le possibilità di interazione, seppur limitata a concorrenti seduti vicini, sia stata miliare) nelle quali si sarebbero registrati dei punteggi medi sensibilmente superiori alla media nazionale nel primo giorno di selezioni, rispetto alle quali sarebbe auspicabile l’applicazione di sanzioni, laddove confermate e dimostrate. Certamente, i criteri di assegnazione dei candidati alle sedi adottati dal MIUR non hanno aiutato: in molti casi si sono verificate condizioni nelle quali ex colleghi di corso, che avevano studiato presso l’Università ospitante le prove, si sono trovati nella stessa aula a svolgere le prove, sorvegliati da personale amministrativo del medesimo Ateneo.
Altra criticità, fonte di legittimo e diffuso malcontento, si riferisce al taglio ed al contenuto delle domande della prima giornate di prove: i quesiti, al pari dello scorso anno, si sono rivelati troppo contenutistici ed in larga parte caratterizzati da argomenti dell’ambito pre-clinico, in ciò disattendendo gli annunci, diramati a mezzo stampa dal MIUR, nel senso di aver apportato in sede di modifiche del Regolamento concernente le modalità di selezione per l’accesso alle scuole di specializzazione di area sanitaria. In verità, ad una attenta rilettura, l’Art. 6, comma 2, lettera a, “Prima parte della prova – parte generale” del Bando del concorso prevede che “I 70 quesiti saranno riferiti ad argomenti caratterizzanti il corso di laurea in Medicina e Chirurgia ed inerenti la formazione clinica del percorso di studi.”. Tale definizione, dunque, appare ampia (in quanto aggiunge, ma non sostituisce, agli argomenti caratterizzanti di tutto il corso di laurea, quindi anche del triennio pre-clinico, anche la dimensione clinica) e difficilmente potrà essere oggetto di impugnazione ai fini di un eventuale ricorso. Resta il fatto che le comunicazioni del MIUR hanno alimentato, disattendendole, le giuste aspettative dei candidati e ne discende che, verosimilmente, le reali intenzioni del MIUR fossero quelle di indorare la pillola nell’apportare le modifiche al predetto Regolamento più per prendere tempo e differire le selezioni, piuttosto che per migliorare il format dei quesiti, come ipotizzato dall’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) e dal Comitato Nazionale Aspiranti Specializzandi (CNAS). Ma qui sconfiniamo nel triste capitolo dei continui ritardi nell’indizione della prove concorsuali, i cui effetti negativi sono stati parzialmente mitigati dal reperimento (seppur tardivo) di fondi per finanziate contratti aggiuntivi ministeriali. Per inciso, come già ribadito in passato, la copertura dei 6000 contratti in questione ed in particolare dei 1000 riportati in maniera distinta in un’apposita colonna della “Tabella riparto contratti formazione specialistica Medici – A.A. 2014-2015” (ALLEGATO n.2 D.M. 26 maggio 2015 n.315 come rettificato dal D.M. n.321 del 29 maggio 2015) non è in discussione, in quanto si riferisce a somme residuali di capitoli di spesa in capo al MIUR, a tal fine impegnati.
Un’ultima critica va riservata, infine, alla “evanescente” presenza delle Forze dell’Ordine. Era stata richiesta e ci si attendeva un presidio stabile presso i plessi che hanno ospitano le aule sede di svolgimento delle prove, ma in verità si è registrato per lo più un servizio di ronda al di fuori degli edifici ed una presenza saltuaria, limitata ad alcune sedi.
Considerazioni
Nonostante le criticità descritte, l’impianto del concorso nazionale sembra avere retto. Infatti, oltre alle ombre, si sono state anche delle luci. Tra gli aspetti cha hanno fatto registrare dei passi in avanti rispetto alla precedente edizione, ed in questo bisogna dare atto al MIUR degli sforzi profusi, bisogna documentare una maggiore attenzione dedicata alla vigilanza, che è parsa essere stata sensibilmente intensificata (la vera nota dolente rimane la percezione di un minore livello di attenzione dedicato dalla vigilanza in alcune sedi, alcune recidive, nel primo giorno di prove; su queste il MIUR ha effettuato degli interventi specifici, ma a partire dal secondo giorno di prove), nonché agli aspetti tecnico-informatici, con dei malfunzionamenti limitati a singole postazioni e regolarmente gestiti ad opera delle commissioni vigilanti, secondo le procedure codificate.
Apprezzabile anche lo sforzo profuso per reperire delle risorse aggiuntive utilizzate per incrementare (a seguito dell’opera di sensibilizzazione messa in campo dall’Associazione Italiana Giovani Medici e dal Comitato Nazionale Aspiranti Specializzandi) il numero dei contratti statali sino a 6000 unità. Ma occorrerà dare stabilità a tale finanziamento per poter assorbire l’imbuto formativo (non è più ammissibile fare ricorso a provvedimenti urgenti, a maggior ragione in forza del convincimento che la disponibilità finanziaria possa essere reperita attraverso il superamento di sprechi, clientele e malaffare in sanità), mettendo a sistema anche l’accesso alla formazione specifica di medicina generale. Su questo punto, rispetto al quale il futuro è reso maggiormente incerto dagli effetti dei ricorsi per l’accesso ai corsi di laurea in medicina, continueremo ad incalzare Governo, Parlamento e Regioni. Certamente, appaiono sempre più deboli e sempre meno credibili le posizioni di quanti (sindacati, coordinamenti studenteschi e studi legali), da un lato, hanno favorito l’accesso in sovrannumero a medicina, con gravissime ripercussioni sulla qualità della formazione dei medici, e quindi sulla qualità delle cure destinate ai cittadini, e, dall’altro, oggi propugnano l’equazione “tanti laureati, tanti contratti di formazione specialistica”. Affermazione condivisibile ed obiettivo cui tendere, al pari di quanto avviene ad esempio in Francia, grazie alle ottimali politiche programmatorie adottate (e grazie all’accesso programmato), ma nel nostro Paese messe in discussione dal tentativo di far saltare il sistema dell’accesso programmato. Trattasi, peraltro, degli stessi “soggetti” che, a vario livello 1) hanno proposto azioni collettive contro la scorsa edizione del concorso nazionale, anche per quanti hanno totalizzato dei punteggi troppo bassi per essere considerati penalizzati dal combinato disposto dell’inversione delle prove e delle note criticità organizzative, andando quindi contro ogni principio meritocratico; 2) hanno tentato di spacciare come un grande risultato l’aver ottenuto l’accesso in sovrannumero “senza borsa” di alcuni specializzandi, di fatto legittimando il principio che la formazione specialistica di un medico potrebbe tornare a non essere remunerata come in passato, in dispregio quindi a delle acquisizioni che sono state il frutto di giuste rivendicazioni da parte di diverse generazioni di medici specializzandi; 3) alla vigilia dello svolgimento delle prove, unitamente ai post di denuncia del profilarsi di criticità, assumendo posizioni ipercritiche (vedasi il tentativo di creare inutili allarmismi e preoccupazioni, il giorno precedente l’inizio delle prove, a fronte di una solo paventata e non dimostrata ipotesi di violabilità dell’applicativo di somministrazione dei quesiti), allegavano preventivamente la modulistica per effettuare l’accesso agli atti del concorso in funzione di un ricorso futuribile; 4) hanno tutelato la posizione di chi sia stato trovato in possesso del cellulare durante le prove (situazione chiaramente proibita dal Bando), ottenendo tramite il TAR una riammissione con riserva alle prove di chi ha infranto le regole. Tutte iniziative che, ancorché legittime, sono apparse essere più funzionali ad alimentare il clima e la via del ricorso ad ogni costo piuttosto che a tutelare realmente la posizione di tutti i concorrenti.
Le soluzioni per il futuro
Nonostante l’ombra sia stata rischiarata da qualche luce, l’attuale modello organizzativo va assolutamente migliorato! L’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) ed il Comitato Nazionale Aspiranti Specializzandi (CNAS) continueranno a spendersi da subito, ovvero in funzione della terza edizione del concorso, per ottenere l’adozione della graduatoria unica nazionale, la semplificazione dei titoli curriculari (come già previsto dalla proposta iniziale di riforma avanzata dall’Associazione Italiana Giovani Medici e dal comitato promotore del concorso nazionale) ed il superamento della attuale complessità organizzativa, attraverso la centralizzazione delle prove in una sede centrale o al massimo in un numero esiguo di sedi individuate su base macro-regionale. In verità, già per il concorso appena conclusosi, era stato avviato un ragionamento in tal senso tra il MIUR e le Università (alcune Università si erano anche premunite di preventivo per l’organizzazione delle selezioni presso delle strutture fieristiche), ma, sia a causa dell’instabilità prodotta dai continui ritardi nell’indizione delle prove, sia in ragione di una devoluzione delle competenze organizzative in assenza di un preventivo coinvolgimento di tutti i soggetti interessati (le Università hanno appreso di tale determinazione, assunta unilateralmente dal MIUR, soltanto a fine aprile, all’atto della pubblicazione del nuovo Regolamento), nonché a causa della non previsione di risorse aggiuntive per affrontare le spese organizzative (le sedi fieristiche hanno dei costi vivi non indifferenti), tale ipotesi di lavoro è stata accantonata per il concorso appena conclusosi. Al contempo, sarà indispensabile ricorrere all’adozione di un piano di rientro almeno triennale, nonché ad una adeguata pianificazione del fabbisogno di medici (gli indicatori internazionali documentano un minore fabbisogno di medici, con particolare riferimento agli specialisti ospedalieri, a favore dei profili specialistici e generalisti del territorio) per assorbire e superare l’imbuto formativo creato dalle cattive politiche di programmazione e dagli accessi in sovrannumero a medicina, ascrivibili agli effetti dei ricorsi. E, prima ancora, si dovrà conseguire l’obiettivo fondamentale dell’organizzazione di selezioni a prova di ricorsi!