La Sezione Terza bis del Tar del Lazio, sciogliendo la riserva sul maxi ricorso degli oltre 8.000 concorrenti che, non avendo superato il test d’ingresso alla facoltà di Medicina e Chirurgia dello scorso anno, avevano deciso di adire le vie legali per ottenere l’iscrizione, rischia di essere il colpo al cuore a un sistema sanitario cronicamente carente nella programmazione delle risorse umane.
“In Italia la giustizia amministrativa sembra libera di continuare a picconare l‘accesso a numero programmato senza che nessuno si assuma la responsabilità politica e sociale di capire cosa accadrà nei prossimi anni. Si prospetta una totale dequalificazione professionale dei medici in un Paese, l’Italia, che già è al primo posto per numero di camici bianchi per abitante tra i 28 Paesi dell’Unione Europea!”
Se è vero che si calcola che nel 2020 mancheranno nell’UE circa 1 milione di professionisti sanitari, è altrettanto vero che, oggi, in Italia la situazione è fuori controllo e sbilanciata nel senso opposto: il peso del collasso del Servizio Sanitario Nazionale, causato da tagli e conservazione di un’impalcatura burocratica desueta, poggia sulle spalle delle migliaia di giovani medici che continuano a ingrossare le fila del precariato. Le numerose entrate in quiescenza che si attendono per i prossimi anni, in ogni caso, non risolveranno il problema in quanto:
1) Continua a essere alimentato pericolosamente l’imbuto dell’accesso alla formazione post laurea. Ad aggravare il quadro si aggiunge il gap tra gli accessi in sovrannumero a medicina e il blocco del turn-over.
2) Sono migliaia i precari nel limbo con profili non riconfigurabili in quanto formati in funzione del dato storico e delle richieste delle Università e non degli scenari di salute attuali e futuri;
3) Si stanno formando troppi specialisti a indirizzo ospedaliero e non si hanno dati attendibili sul fabbisogno di generalisti in ragione di un SSN che, giustamente, da ospedalo-centrico deve evolversi verso un sistema integrato delle cure territorio-ospedale.
In conclusione, <<quello della formazione medica pre e post lauream, rappresenta l’unico ambito in cui il diritto allo studio dello studente deve trovare un punto di equilibrio con la tutela del diritto alla salute del cittadino>> – dichiarano i Giovani Medici (SIGM) – <<chiediamo con forza che Governo e Istituzioni si facciano carico della responsabilità politica della mancata gestione di queste situazioni che appaiono a oggi totalmente fuori controllo, iniziando concretamente a porvi rimedio>>.
Il Consiglio Esecutivo
Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM)