Il SIGM rilancia in tema di programmazione e formazione dopo l’allerta della Commissione Salute delle Regioni

Il SIGM registra con favore l’entrata in scena della Commissione Salute delle Regioni in tema di programmazione e formazione. Difatti, come ricordato nel manifesto della manifestazione nazionale #GiovaniMediciDay2017 che si è svolta lo scorso 5 settembre a Roma in Piazza Montecitorio, la garanzia di accesso a una formazione di qualità e di una pianificazione quali-quantitativa, metodologicamente fondata, dei medici e professionisti sanitari, rappresentano tematiche centrali per garantire la sostenibilità di un Servizio Sanitario Nazionale universalistico.

Da tempo il SIGM sottoline come i nuovi modelli di organizzazione e gestione dei servizi sanitari, frutto dello spostamento del baricentro dall’ospedale al territorio e improntati alla multi-professionalità e presa in carico delle cronicità, necessitino prima di tutto di dotarsi di una metodologia di pianificazione quali-quantitativa (healthcare workforce forcecasting) che sia evidence-based e che superi la programmazione del personale sanitario  oggi frutto di decisioni prese a cuor leggero a tavolino senza tener conto delle reali  esigenze di operatori sanitari nel territorio nazionale.

“Proprio per questo la nostra Associazione, in tempi non sospetti, aveva spronato proprio le Regioni ad affrontare con serietà il tema della programmazione, a oggi paradossalmente mancante, nonché ad impegnarsi maggiormente nello scenario della formazione con particolare riferimento alle proposta di istituzione della laurea abilitante e della necessaria  evoluzione dei corsi di formazione specifica in Medicina Generale in vere e proprie Scuole di Specializzazione.”

Da tempo, difatti, la nostra Associazione sostiene la necessità di evoluzione della formazione specifica in medicina generale dagli attuali corsi regionali in una scuola di specializzazione. Giova ricordare come, non più tadi di un anno fa, la nostra Associazione sostenne pubblicamente, la proposta di articolato punto 8 Ex art.22 Patto per la Salute  della commissione Salute delle Re che prevedeva l’integrazione tra il meglio dei corsi regionali e la Scuola di Specializzazione in Medicina di Comunità e Cure Primarie. E non ultimo un emendamento alla legge di stabilità 2017 (a firma Filippo Crimì,  Federico Gelli,  Manuela Ghizzoni,  Giuditta Pini, Paolo Cova,  Stella Bianchi, Margherita Miotto) mirante proprio all’evoluzione della formazione specifica in medicina generale in disciplina accademica, mediante l’istituzione della Scuola di Specializzazione in Medicina Generale e Cure Primarie. Da più parti, nonostante venisse riconosciuta la necessità di un urgente evoluzione della formazione specifica in medicina generale, si levarono critiche a tale emendamento, in quanto ritenuto una strada non idonea a innescare il cambiamento. Ricordiamo come tali proclami, che annunciavano un avvio rapido di percorsi alternativi e più consoni per l’evoluzione della formazione specifica in medicina generale, non sono stati seguiti, di fatto, ad un anno dall’affossamento del suddetto emendamento, da nessuna iniziativa concreta volta all’evoluzione della formazione specifica, confermando i timori della nostra Associazione che tali prese di posizioni servissero di fatto a ostacolare il cambiamento e non a promuoverlo.

Ben venga quindi le dichiarazioni della Commissione Salute delle Regioni in tema di formazione specifica in medicina generale, che fa seguito alla proposta formulata il 4 Maggio 2016, ad opera della Commissione Salute della Conferenza Stato Regioni, nel disegno di legge delega ex art.22 patto della salute, ad indicare come sia evidente da parte delle Regioni un’urgente evoluzione dell’attuale formazione specifica in medicina generale.

Come negli scorsi anni, tuttavia, non possiamo invece assolutamente condividere, trovandola finanche contraddittoria, la proposta di utilizzare i neo-laureati a oggi esclusi dai percorsi post-laurea come manodopera a basso costo per sopperire le carenze di organico. La proposta di inquadrare i medici in formazione in categorie lavorative che non gli appartengono, omologandoli al personale sanitario non medico, ha il risultato di produrre ulteriore confusione su caos.

Crediamo, invece, in un sistema pienamente integrato che tuteli la formazione e ne garantisca il pieno completamento regolando sia l’accesso ai corsi di Laurea a numero programmato sia a quelli post lauream attraverso un calcolo del reale fabbisogno, anche aumentando il finanziamento di contratti e borse sia nazionali che regionali. Innegabili sono i miglioramenti introdotti dal DIM 68/2015 che ha riorganizzato le Scuole decretando la nascita delle reti formative integrate regionali, così come del DIM 402/2017 che ne ha introdotto i nuovi criteri di accreditamento valorizzando il contributo delle unità operative provenienti dalle strutture dei Servizi Sanitari Regionali.

Ricordiamo come alla base dei motivi di protesta che hanno animato il #GiovaniMediciDay2017 a Piazza Montecitorio, c’era la voglia di chiedere a gran voce al Governo il motivo dei ritardi inspiegabili in tema di applicazione del nuovo sistema di accreditamento delle scuole di specializzazione di medicina e la mancanza di scadenze certe con riferimento alla data del concorso per l’accesso alle Scuole di Specializzazione a.a. 2016/2017, nonché della presa in servizio dei futuri vincitori di concorso. Si stima come, a regime, saranno più di 22.000 gli specializzandi interessati dagli effetti della riforma sull’accreditamento delle scuole di specializzazione; sono circa 13.000, invece, i concorrenti che si contenderanno i circa 6.100 contratti di formazione a finanziamento statale e i circa 600 (dato relativo al precedente anno accademico) possibili contratti aggiuntivi a finanziamento regionale e privato.

Il manifesto dell’evento dello scorso 5 settembre però, oltre a riflettere l’incertezza del momento dettata dalla mancata uscita del bando e dai tentennamenti sul nuovo sistema di accreditamento ha inteso accendere i riflettori su una questione che va affrontata con estrema serietà: la programmazione dei medici e dei professionisti sanitari in relazione ai bisogni epidemiologici e socio-demografici.

La discussione sulla programmazione, infatti, è intrecciata a doppio filo con altre problematiche importanti quali il numero programmato al corso di laurea magistrale in medicina e chirurgia, il finanziamento di nuovi contratti di formazione per il post-laurea dei giovani medici e le assunzioni nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN): tre facce dello stesso problema. In questi anni il mancato coordinamento tra i tre livelli ha generato in sequenza: eccessivi accessi al corso di laurea in medicina (causati anche da un aumento irrazionale del fabbisogno sia come conseguenza del ricorso sistematico ai tribunali civili) che hanno comportato un sostanziale sovraffollamento delle aule universitaria, ridotta qualità formativa e aumento delle spese; riduzione del numero dei contratti di formazione post-laurea (sia quelli per la specialistica che per la medicina generale) con conseguente fuga di cervelli all’estero per tentare una progressione di carriera più accessibile; aumento della parcellizzazione dell’offerta lavorativa e dell’aumento del precariato nella fase post-specializzazione quale effetto del blocco del’ turnover e della mancata aderenza del contingente dei professionisti formati con le necessità dei servizi sanitari.

Quindi in vista della programmazione delle risorse da assegnare al capitolo del finanziamento della formazione medica post-lauream si deve tener conto delle reali necessità del paese: in primis della transizione epidemiologica e del dato socio-demografico che ha cambiato drasticamente le prospettive della nostra sanità, sempre meno ospedalo-centrica e sempre più operante per reti e percorsi di presa in carico dei pazienti cronici; in secundis, dei nuovi modelli organizzativi multi-professionali, che richiedono lavoro di squadra tra il medico e le altre 26 professioni sanitarie; del lento turn-over in atto nel Servizio Sanitario Nazionale pubblico che, negli ultimi anni, in molte regioni, per motivi di bilancio, non è stato garantito nelle strutture sanitarie lasciando pericolose carenze di personale e intaccando la qualità delle cure. Il processo va guidato e basato su una metodologia certa, replicabile e capace di cogliere questa complessità, a partire dalle esigenze espresse dalla Conferenza Stato-Regioni in termini di medici generalisti e medici specialisti e della naturale evoluzione della necessità di Salute del nostro Paese che sia basata su una specifica e ponderata richiesta delle singole Regioni, basata su dati real world e non su meri calcoli astratti frutto dell’aggiornamento del dato storico. Occorre tener conto che, a partire dal 2018, il numero dei laureati in medicina crescerà progressivamente anno per anno superando i diecimila nell’anno accademico 2019/20. Sembra evidente che i circa 7.000 posti oggi disponibili per la formazione post-lauream. intendendo sommare i posti disponibili per le scuole di specializzazione e il numero di borse finanziate per i corsi di medicina generale, non siano sufficienti.

Numeri purtroppo ancora insufficienti per massimizzare l’investimento fatto sui neolaureati appena arrivati sul palcoscenico del SSN e gli studenti di medicina già in corso e in procinto di arrivare alla laurea nei prossimi 6 anni. Questa lacuna è ancora più grave, in Italia, vista la necessità di mantenere e alimentare un Servizio Sanitario Nazionale universale e pubblico, l’ultimo in Europa, che ha bisogno più di ogni altra cosa dell’energia e della motivazione dei propri professionisti. Come a dire: invece di effettuare una pianificazione quali-quantitativa unica dei profili medici necessari, generalisti e specialisti, basando il forecasting nazionale sul dato epidemiologico e socio-demografico ci permettiamo il lusso di mantenere distinguo non più sostenibili finanziando modelli basati sul dato storico totalmente autoreferenziali (basti pensare alla separazione ingiustificata del capitolo di spesa destinato ai Corsi di Formazione Specifica in Medicina Generale, branca ancora oggi non riconosciuta come Scuola di Specializzazione bensì come corso di formazione di competenza delle Regioni e al di fuori della dinamica delle scuole di specializzazione)».

In conclusione particolare attenzione deve essere rivolta per determinare il reale fabbisogno di nuovi medici e poi l’impegno a garantire ed innalzare il finanziamento per la formazione medica post lauream, al fine di offrire le giuste opportunità di formazione ai giovani medici in attesa di completare il proprio percorso formativo, in accordo con una programmazione quali-quantitativa basata su una metodologia evidence-based.

La nostra associazione ritiene quindi che in questa delicata fase storica occorra riprendere il confronto su questi temi tra tutte le Istituzione che sovraintendono la formazione medica, sia a livello nazionale sia regionale, anche e soprattutto assieme alle associazioni direttamente rappresentative del mondo dei giovani medici che non possono essere escluse dalle decisioni che riguardano le nuove generazioni e il futuro del SSN.

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