La Camera approva il “Decreto Calabria”. Il Segretariato Italiano Giovani Medici è soddisfatto per l’accoglimento di alcune istanze suggerite ma permangono grosse perplessità e preoccupazioni su qualità della formazione specialistica e per quello che riguarda la Medicina Generale.

Cari Colleghe e Colleghi,

Apprendiamo a mezzo stampa che nella notte di venerdì e’ stato approvato alla Camera il disegno di legge per la conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35 (Decreto Calabria) recante oltre a misure emergenziali per la regione Calabria anche modifiche urgenti in termini di formazione post-lauream.

L’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) aveva espresso forte disappunto e preoccupazione circa la proposta avanzata con un emendamento del M5S che proponeva

  • la possibilità di conferire per gli anni 2019 e 2020 incarichi con contratto di lavoro autonomo di durata non superiore a 2 anni e non rinnovabili, a medici già in pensione che non avessero superato i 70 anni
  • l’assunzione in formazione-lavoro come contratto subordinato a tempo determinato da parte delle aziende ospedaliere per i colleghi in formazione specialistica

A nostro avviso sembrava l’ennesimo tentativo di costringere i colleghi in formazione specialistica a farsi carico delle falle del SSN con ruoli e responsabilità da personale strutturato in assenza di una corrispondente tutela economica e contrattuale. Certi che in gioco non ci fosse solo il futuro dei giovani medici ed una lotta generazionale di categoria ma anche e soprattutto la qualità del nostro Sistema Sanitario Nazionale Universalistico e la tutela del cittadino, avevamo avanzato un documento di risposta contenente proposte e soluzioni pragmatiche a quello che ormai sembra un leitmotiv senza via di uscita (http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=74481&fbclid=IwAR1KDGcXZukAXCls-2WdsiqzAmz0ZEcgE4lsv0-1Rcp_cdF-33ROCXf3sSQ). Esprimiamo soddisfazione nell’apprendere che su parere contrario della Commissione Bilancio, l’emendamento sull’assunzione dei colleghi in pensione si stato bocciato.

Ma non solo. Apprendiamo inoltre favorevolmente il tentativo di stabilizzazione dei colleghi all’ultimo anno in formazione specialistica ai quali venga offerta la possibilità di assunzione nelle aziende sanitarie con contratti di lavoro subordinato.  Le Aziende sanitarie potranno procedere, fino al 31 dicembre 2021, all’assunzione dei colleghi, inquadrati con “qualifica dirigenziale e al relativo trattamento economico […]secondo le disposizioni del Contratto collettivo nazionale di lavoro del personale della dirigenza medica e veterinaria del Servizio sanitario nazionale […]. Inoltre a decorrere dalla data del conseguimento del relativo titolo di formazione medica specialistica, “coloro che sono assunti ai sensi del presente comma verranno inquadrati a tempo indeterminato nell’ambito dei ruoli della dirigenza del Servizio sanitario nazionale” (Articolo 12-Disposizioni sulla formazione in materia sanitaria e sui medici di medicina generale).  I colleghi vedranno pertanto davanti a loro un continuum formativo ed assistenziale che potra’ tutelare il cittadino, non esposto alla mercé di figure temporanee e precarie, ma di professionisti inquadrati che potranno continuare un percorso nelle strutture Ospedaliere.

Ciò che ci lascia perplessi è tuttavia il tema della “formazione parziale”: non vorremmo assistere ad un ulteriore tentativo di scardinare la qualità della formazione medica specialistica, che non è in discussione e non deve essere oggetto di mercanteggiamento. Ma in che modo, sopratutto, nell’erogazione della propria attività assistenziale il medico in formazione specialistica potrà continuare la sua formazione? Su questa battaglia si gioca la partita della qualità del Sistema Sanitario Nazionale del futuro e pretendiamo che non vengano vanificati gli sforzi che abbiamo profuso per ottenere una formazione che rispetti standard qualitativi: con sconcerto ci accorgiamo di essere gli unici, con pochi altri, a difendere questi concetti nei confronti delle forze parlamentari, nonostante molti facciano della qualità della formazione il proprio cavallo di battaglia.

Forti preoccupazioni e perplessità vengono invece espresse dal dipartimento di Medicina Generale (SIMeG) per le novità in merito alla Medicina Generale. Il decreto dispone che fino al 31 dicembre 2021, i laureati in medicina e chirurgia idonei all’ammissione al corso triennale di formazione specifica in medicina generale, che risultino già incaricati, per almeno 24 mesi anche non continuativi negli ultimi 10 anni possano accedere al corso stesso tramite graduatoria riservata, senza borsa di studio e nei limiti di spesa previsti.” Il Dipartimento SIMeG, che si esprimerà nello specifico attraverso un comunicato che verrà pubblicato nei prossimi giorni, ritiene che questa decisione presenti vari aspetti critici e non valorizzi adeguatamente il valore della Formazione in Medicina Generale e della meritocrazia nell’accesso ai percorsi di formazione post-laurea. Ben conscio dei problemi dell’imbuto formativo nell’accesso ai percorsi di formazione e specializzazione, non ritiene però che questo possa essere risolto attraverso l’accesso di colleghi con criteri non meritocratici, ovverosia scavalcando la graduatoria di merito stilata dopo svolgimento di apposito concorso, per il fatto di aver lavorato almeno 24 mesi nei settori della Medicina Convenzionata. Considera inoltre ancora più grave il fatto che i colleghi che dovessero accedere ai corsi di formazione attraverso tale modalità non riceveranno una borsa di studio. Questo ovviamente non darebbe loro la possibilità di dedicare alla formazione la maggior parte della loro attività lavorativa, ed andrebbe certamente a scapito della qualità della stessa.

In tema di laurea abilitante, esprimiamo soddisfazione nella proroga dell’entrata in vigore del DM. 9 maggio 2018,n. 58, la cui applicazione tempestiva non avrebbe consentito una omogenea e universale riorganizzazione del percorso formativo-professionalizzante degli studenti prossimi alla laurea. Il nostro auspicio, nonché ambito su cui ci impegneremo a vigilare, è che il tempo utile offerto dalla proroga venga utilizzato per strutturare al meglio una riforma del corso di laurea in medicina e chirurgia, che lo renda realmente abilitante ed omogeneo sul territorio italiano.

A tal fine ribadiamo la necessità che tale riordino debba comprendere:

– una calendarizzazione dei tirocini clinici all’interno dei semestri formativi e la definizione di obiettivi professionalizzanti da certificare su apposito libretto-diario;

– l’istituzione di una commissione validatrice degli stessi, attualmente prevista per il post- laurea, ma non per il pre-laurea.

– la corretta e anticipata informazione degli studenti circa le effettive nuove modalità di svolgimento della prova scritta

– l’istituzione di una commissione nazionale atta a redigere la prova scritta, con l’attenzione che essa sia sì valutativa delle competenze del concorrente, ma che non vada a costituire un ulteriore blocco nel percorso di immissione nel campo del lavoro, aggravando il già drammatico imbuto formativo.

 

Ribadiamo tuttavia come questo decreto sancisca uno spartiacque tra le tendenze del passato ed una nuova volontà di accogliere le nostre istanze, che sono le istanze di una intera classe di professionisti  che mira a salvaguardare l’interesse del cittadino, sia esso nella veste di medico o di fruitore del Servizio Sanitario Nazionale. Ciò apre una proficua strada di dialogo con le varie forze politiche con le quali ci auguriamo di poter continuare a discutere costruttivamente in un’ottica di sana risoluzione dei problemi della formazione post-lauream e non solo.

 

 

 

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