Sembra che le cose si stiano muovendo. Il SIGM apprende con soddisfazione che nel pomeriggio del 13 Febbraio le Commissioni congiunte Affari Sociali e Giustizia della Camera dei Deputati in presenza della Consulta delle professioni Sanitarie riunitasi al Ministero della Salute, hanno approvato alcune modifiche al DDL contro le aggressioni del personale sanitario del 2018 (https://www.camera.it/leg18/995?sezione=documenti&tipoDoc=lavori_testo_pdl&idLegislatura=18&codice=leg.18.pdl.camera.909.18PDL0021190&back_to=http://www.camera.it/leg18/126?tab=2-e-leg=18-e-idDocumento=909-e-sede=-e-tipo=), fermo da molti mesi nell’iter legislativo dopo l’approvazione in Senato.
Purtroppo viene rigettata la proposta di qualifica a pubblico ufficiale pur riconoscendo tutte le tutele che tale figura comporta, quali:
- la procedibilità di ufficio, cioè l’atto per cui l’autorità giudiziaria deve immediatamente e irrevocabilmente perseguire il colpevole non appena acquisisca la relativa denuncia d’ufficio, indipendentemente dall’eventuale lesione di diritti di terzi e dalla loro eventuale facoltà di rivalsa;
- l’aggravio delle pene per chi aggredisce un operatore socio sanitario.
Non solo ma per la prima volta corre l’obbligo per le Aziende sanitarie di costituirsi parte civile, nodo controverso nel passato.
Le motivazioni addotte circa la mancata qualifica a pubblico ufficiale sarebbero legate alla “inappropriatezza” di responsabilità di cui medici ed operatori sanitari sarebbero sovraccaricati per tale qualifica. Restiamo perplessi sulla necessità di riconoscere i diritti di un titolo senza il titolo stesso, in una scelta che appare incompleta. Tuttavia riconosciamo finalmente un segnale forte e significativo da parte delle istituzioni, che riconoscono finalmente la necessità di non abbandonare legalmente l’operatore sanitario nel momento dell’aggressione.
Ribadiamo tuttavia la necessità di rafforzare altri due punti cardine della promozione di una cultura dell’antiviolenza contro gli operatori sanitari.
Prevenzione e formazione, supportati da un implemento di risorse, appaiono l’unico filo conduttore indispensabile per tessere una riforma strutturale contro l’atteggiamento violento, che spesso appare del tutto immotivato o riconducibile a ragioni strutturali, quali deficit di personale, eccessiva burocrazia e difficoltà comunicative tra medico e paziente o medico e familiari. La necessità per le Aziende Sanitarie di costituirsi parte civile, suffraga la nostra convinzione sulla necessità di protocolli condivisi da sviluppare all’interno delle varie Aziende Sanitarie, per un approccio standardizzato e regolamentato per gestire l’episodio violento quando si manifesti.
Per ora plauso ai passi in avanti, si aspetta la risposta in Senato.
Il Dipartimento Specialisti e Liberi Professionisti