Lo specializzando non è uno studente e la somministrazione del vaccino non è un’attività formativa, ma un atto medico.
E’ quanto da noi evidenziato nel documento indirizzato al Governo, ai Ministeri e per conoscenza agli enti preposti alla tutela del percorso di formazione in medicina.
Non ci saremmo mai aspettati di dover difendere il nostro ruolo e la nostra formazione agli occhi del Ministro del dicastero che dovrebbe tutelarne i principi e garantirne la qualità.
Siamo medici, professionisti in formazione, chiedeteci di partecipare a questa emergenza e noi continueremo a farlo, come facciamo ormai da Marzo, partecipando ai bandi di concorso che vedono molti di noi impiegati nelle corsie e sul territorio come dirigenti medici o liberi professionisti.
Non chiedeteci però di asserire che l’atto della vaccinazione possa essere per i nostri percorsi specialistici una attività formativa. Non lasciamo che una esigenza dettata dall’emergenza vada ulteriormente a sottrarre tempo all’acquisizione delle competenze che domani, da specialisti, ci verranno richieste.
Non ci rifiutiamo di essere al servizio della comunità ma pretendiamo correttezza: la nostra formazione non deve essere alterata a piacimento per poter fungere da soluzione veloce, gratuita e comoda alla mancata volontà di investire in salute.
Rendete l’adesione alla campagna vaccinale una partecipazione volontaria, attraverso la pubblicazione di bandi aperti anche ai medici in formazione specialistica, affinché possano contribuire all’ emergenza al di fuori dell’orario destinato al percorso formativo.
Il messaggio che state pubblicizzando è sbagliato e pericoloso agli occhi della popolazione tutta: non chiediamo di lavorare di meno, bensì di più, salvaguardando il monte ore dedicato alla nostra reale formazione e di prevedere un orario extra per mettere a servizio di questa emergenza competenze già acquisite come la pratica vaccinale.
Non chiediamo meramente una retribuzione economica, ma la salvaguardia di ogni atto medico, che in quanto tale necessita presa di coscienza e responsabilità.
Dal Governo e dai Ministeri pretendiamo maggiori investimenti sulla salute ed una programmazione lungimirante, che risolva l’annosa questione dell’imbuto formativo garantendo l’adeguata risposta al fabbisogno di operatori sanitari.