Abbiamo veramente ancora bisogno di una data per ricordare al mondo il contributo delle donne alla società e alla sanità? Nonostante i grandi passi in avanti, sì.
Penso che in questo anno di pandemia in cui senza mezzi termini tutte le professioniste della salute hanno dimostrato con totale abnegazione il loro inestimabile contributo, sacrificando la loro vita privata, i loro affetti, i loro partner, i loro figli, i loro genitori, per un bene più grande, ossia i nostri pazienti; l’8 marzo debba ricordare tutti quei muri sociali reali che ancora ci impongono di scegliere tra famiglia e carriera, affetti ed ambizioni, trasformandoci in equilibriste della vita.
Un 8 Marzo per pensare a quelle barriere culturali che dobbiamo abbattere ogni giorno, o a quei cliché anacronistici per cui pur rappresentando più del 50% del personale SSN è così faticoso poter addirittura pensare di rivestire ruoli di leadership in Sanità.
Un 8 marzo per pensare alle battaglie che ogni giorno tutte dobbiamo combattere; ai rischi corsi per i pazienti che le colleghe, non solo negli ospedali, ma soprattutto sul territorio come libere professioniste o colleghe di medicina generale, spesso corrono, esponendosi e divenendo vittime di aggressioni o uccisioni.
Allora una data, l’8 Marzo, che non sia una trovata pubblicitaria priva di contenuti, ma diventi un momento di riflessione collettiva, condivisa da comunità e istituzioni, con cui ripensare realmente agli strumenti necessari per facilitare e valorizzare il ruolo sociale delle Professioniste della Salute tutte.
Per farlo abbiamo bisogno in primis di fare squadra tra di noi, tra noi donne ma anche con gli uomini che ogni giorno con noi credono e compiono una rivoluzione culturale.
Allora buon 8 Marzo e buon cambiamento!
Ambra Masi,
Cardiologa , Senior Clinical Fellow Royal Free Hospital (Londra),
Coordinatrice Nazionale del Dipartimento Specialisti e Liberi Professionisti del Segretariato Italiano Giovani Medici – SIGM