24 MAG – Gentile direttore,
apprendiamo con favore che in seno al DDL n. 2169 è stato depositato un emendamento 4.0.3 a firma delle Senatrici Binetti e Castellone, che mira a rendere attuativo quanto già previsto dal DIM 68 2015 e consentire così ai medici specialisti in Medicina di Comunità e delle Cure Primarie (MCCP) l’esercizio della medicina generale nell’ambito del SSN.
Tale apprezzabile iniziativa trova sintonia a quanto proposto nel PNRR, dove una parte degli investimenti viene rivolta allo sviluppo della rete dei servizi territoriali quali Case della Comunità (CdC), Ospedali di Comunità (OSCO) e al rafforzamento dell’integrazione tra politiche sanitarie e sociali per la presa in carico del paziente cronico-fragile secondo un approccio bio-psicosociale. Questi rappresentano ambiti operativi e formativi peculiari dello specialista in MCCP.
Crediamo fortemente che la formazione e la professionalità siano punti fondamentali, così come sostenuto dal Presidente FNOMCeO nella recente lettera scritta al Ministro della Salute On. Speranza, quando afferma che “per rispondere efficacemente alle esigenze di salute della comunità sono indispensabili competenze acquisite attraverso idonea formazione”.
Siamo convinti che per poter agire una medicina territoriale efficiente all’interno delle future CdC e negli OSCO sia necessaria la presenza di un medico formato a lavorare in team multi-interprofessionali e che sappia coniugare capacità di medicina clinica generale con solide capacità gestionali come il MCCP.
Siamo consapevoli che l’ostacolo maggiore a questa lungimirante proposta emendativa non sia di natura tecnica, ma squisitamente politica: sono, infatti, perlopiù le resistenze culturali, che si fondano su generiche argomentazioni non basate sulle evidenze, come la presunta inadeguatezza di un percorso formativo accademico post-laurea per la formazione di medici destinati a lavorare sul territorio. Per contro, gli specialisti in pediatria seguono un percorso formativo post-laurea accademico e possono lavorare sul territorio come Pediatri di libera scelta, ma questo non suscita pari perplessità. Perché, quindi, lo specialista in MCCP non può ricoprire incarichi di assistenza sanitaria primaria (ASP) all’interno delle CdC ed OSCO?
La medicina di comunità italiana, oggi rappresentata dagli specialisti in MCCP, ha radici molto profonde. Questa disciplina non nasce sotto l’ala accademica, ma sotto l’impulso di un movimento scientifico promosso dalla Associazione Nazionale Medici Condotti (congresso ANMC svoltosi ad Acireale nel 1982). Dagli atti congressuali emerge per la prima volta il profilo del medico di comunità come risposta strategica allo sviluppo di un SSN universalistico imperniato sull’assistenza sanitaria primaria. Un medico che abbandona l’approccio biomedico per abbracciare quello bio-psico-sociale, che abbandona l’idea di lavoro monoprofessionale per integrarsi in team multi-interprofessionali, che si occupa della salute del singolo individuo ma anche della salute della comunità in cui esso si trova a vivere, un medico che viene definito di famiglia e di comunità.
Una successiva revisione del profilo professionale del Medico di famiglia e di comunità è stata fatta dalla società Italiana di Medicina di Famiglia e Comunità (1992), che ha delineato per questo ruolo le funzioni professionali di promozione della salute e prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione, ricerca epidemiologica, programmazione, valutazione, organizzazione e coordinamento degli interventi sanitari primari. L’utilità e la necessità dello specialista in medicina di comunità è stata sottoscritta dall’allora Ministero della Sanità, e conseguentemente il MURST nel 1996 con apposito decreto ha istituito la specializzazione di area medica in medicina di comunità, allo scopo di formare specialisti nel settore professionale della medicina di famiglia e di comunità idonei a ricoprire ruoli dirigenziali nell’area dell’ASP.
Nel 2015 con decreto Interministeriale (D.I. Salute-MIUR n.68/2015), la specializzazione in Medicina di Comunità è stata rinominata Medicina di Comunità e delle Cure primarie ricomprendendo, tra gli ambiti professionali di competenza, la medicina generale, le cure primarie e le cure palliative.
In conclusione, possiamo affermare senza tema di smentita che il MCCP è un medico professionalmente idoneo a ricoprire incarichi clinici ed organizzativi nell’ambito delle Cure Primarie ed Intermedie, ivi includendo le Case di Comunità e gli Ospedali di Comunità.
Per tutte queste ragioni auspichiamo con forza che la proposta emendativa in parola possa trovare pieno accoglimento.
Fabio Pignatti
Coordinatore Nazionale Cure Primarie – Associazione Italiana Medici – A.I.M.
Annalisa Napoli
Segretario Nazionale – Segretariato Italiano Giovani Medici – S.I.G.M.