Favorevoli ad un “recupero” degli studenti potenzialmente danneggiati dalla soppressione del bonus maturità, ma all’interno di posti riservati tra quelli che verranno messi a concorso nel prossimo anno accademico. Sbagliato sforare il numero programmato, vieppiù che sono già forti le perplessità sull’attuale contingente di posti messi a concorso per l’accesso a medicina. Le facoltà e le scuole di medicina sono già sovraccaricate e non potranno garantire standard formativi adeguati. Serve una riflessione profonda sulle attuali modalità di programmazione del fabbisogno di medici a cominciare dal dotare le Regioni di strumenti appropriati ed intelligibili.
Grande il timore tra le giovani generazioni per il riproporsi della Pletora Medica con un’emorragia all’estero di professionisti formati a spese dello Stato Italiano.
I Giovani Medici (SIGM) intervengono nel dibattito sull’emendamento al DL 104/13 recentemente approvato dalla VII Commissione della Camera dei Deputati finalizzato ad ammettere in sovrannumero già dal corrente anno accademico e nel prossimo, peraltro attraverso un meccanismo farraginoso, i circa 2.000 studenti esclusi al test di ammissione ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, ma che sarebbero stati ammessi qualora il bonus maturità non fosse stato abolito.
Alla vigilia del’arrivo in Aula alla Camera del decreto legge “Carrozza”, il S.I.G.M. esprime serie perplessità sugli effetti dell’ammissione immediata di un contingente di studenti in sovrannumero rispetto ai circa 10000 già assegnati. Perplessità che vengono espresse nell’interesse del sistema, ma anche dei diretti interessati: infatti, la formazione di medicina dovrebbe avvenire non solo nelle aule ma primariamente nelle corsie, al letto del paziente.
Le università ed i Policlinici Universitari stanno già sostenendo un carico eccessivo per soddisfare le esigenze formative del contingente attuale di studenti; tale provvedimento, per quanto mirato a sanare una situazione dai risvolti complessi, non andrebbe a tutelare la qualità della formazione degli studenti, sia di quelli ammessi in prima istanza, sia di quelli “sanati”. Si correrebbe il rischio di spostare il problema in avanti, senza risolverlo alla radice. A tal proposito, è doveroso ricordare come in Italia al momento non sia possibile effettuare un’adeguata programmazione delle professionalità mediche specialistiche da formare, in quanto né il livello centrale né quello regionale sono dotati di un sistema intellegibile che permetta di monitorare e stimare in maniera metodologicamente fondata il fabbisogno di risorse umane del SSN. La definizione del fabbisogno di medici in quasi tutte le Regioni italiane continua ad essere tarata sull’ormai superato sistema sanitario ospedalo-centrico, invece che tenere in debito conto dei trend demografici, del mutato quadro epidemiologico e del crescente carico di malattie croniche, cui dovrebbe conseguire una riorganizzazione dei servizi sanitari orientata ad un sistema maggiormente integrato col territorio. In Francia, ad esempio, dove sono documentabili caratteristiche demografiche simili a quelle del nostro Paese, ogni anno vengono messi a concorso un pari numero di contratti per aspiranti specialisti (circa 3500 contratti) e per aspiranti medici di medicina generale (circa 3500 contratti).
Si rischia così che, esauritisi gli effetti della “pletora medica”, si stia per assistere al rovescio della medaglia, ovvero al profilarsi di una marea di giovani camici bianchi formati a spese dello Stato italiano e costretti ad emigrare all’estero per trovare spazio di crescita personale e professionale.
Pertanto, i Giovani Medici (SIGM) rivolgono un appello al legislatore affinchè prenda in considerazione l’ipotesi di lavoro, circolata inizialmente, di un “recupero” degli studenti potenzialmente danneggiati dalla soppressione del bonus maturità, ma all’interno di circa 2000 posti riservati tra i circa 10000 che verranno messi a concorso nel prossimo anno accademico.