L’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) ha rilanciato in data 10 giugno 2014, durante i lavori del II Workshop Nazionale SIGM sulla Formazione in Medicina: “Valorizzare il talento del capitale umano in sanità”, ospitato al Policlinico “A. Gemelli” di Roma, le proprie “prescrizioni” al Governo per valorizzare le giovani risorse umane della sanità italiana e ridare slancio all’intero sistema Salute, a partire dalla formazione e dalla programmazione dei fabbisogni di professionisti.
Sono intervenuti: il Ministro della Salute, On. Beatrice Lorenzin; l’On. Pierpaolo Vargiu, Presidente della Commissione XII Affari Sociali della Camera dei Deputati; in rappresentanza del MIUR, il Prof. Marco Mancini, Capo Dipartimento per l’Università, la Ricerca e l’AFAM; il Dr. Giovanni Leonardi, Direttore Generale Risorse Umane e Professioni Sanitarie – Ministero della Salute; il Dr. Maurizio Benato, Vice Presidente del Comitato Centrale FNOMCeO; il Prof. Walter Ricciardi, membro del CdA del National Board of Medical Examiners (USA) e membro dell’Expert Panel degli investimenti in sanità della Commissione Europea; il Prof. Alfonso Barberisi, Presidente Intercollegio Universitario di Medicina; l’On. Prof.ssa Maria Chiara Carrozza, Deputata e già Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca; l’On. Prof. Gian Luigi Gigli, Deputato; l’On. Prof Raffaele Calabrò, Deputato e Consigliere del Presidente della Giunta della Regione Campania in tema di sanità; la Prof.ssa Maria Angela Becchi, Direttore Scuola specializzazione di Medicina Comunità, Unimore; il Dr. Andrea Silenzi, Vice Presidente Nazionale SIGM; il Dr. Andrea Ziglio, Coordinatore Nazionale del Dipartimento Specializzandi SIGM; il Presidente Nazionale SIGM, Dr. Walter Mazzucco.
Qui l’album fotografico dell’evento
Questi in sintesi i principali contenuti emersi nel corso dei lavori del Workshop:
Di seguito le principali tematiche affrontate: la qualità della formazione nel pre e post lauream in medicina e chirurgia, attraverso proposte ed analisi delle possibili soluzioni in cantiere per ammodernare e velocizzare il percorso formativo; la semplificazione dell’attuale sistema di specializzazioni, troppo frammentato e dispendioso, ed il ritardo nell’applicazione del riordino previsto dalla “Legge Carrozza”, che sta creando smarrimento tra gli specializzandi attualmente in corso; la situazione degli specializzandi di area sanitaria con profili professionali non medici; l’emergenza finanziamenti per il post laurea di area sanitaria ed il nuovo regolamento di per il concorso di accesso alle scuole di specializzazione in medicina; ribadita anche la necessità di ripensare la formazione in medicina generale valorizzando la formazione attraverso l’istituzione di una specifica scuola di specializzazione in medicina generale e cure primarie, che sforni medici con competenze cliniche e formati ed addestrati ai principi della primary health care ed alla gestione delle complessità.
Questi in sintesi i principali contenuti e le posizioni emerse nel corso dei lavori del Workshop:
L’On. Pierpaolo Vargiu, Presidente della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, è intervenuto in apertura per esprimere vicinanza ai contenuti della campagna #svoltiAMOlaSANITÀ del SIGM sottolineando come il sistema Salute al momento non sia fatto per recepire le esigenze dei giovani medici, nonostante il nostro SSN abbia gran bisogno di nuove professionalità ed energie fresche. Serve coraggio per cambiare, ha sottolineato il l’On. Vargiu, serve che i Giovani Medici continuino a farsi sentire sui decisori per fare in modo di influenzare tali scelte e migliorare con il loro punto di vista il nostro SSN. L’On. Vargiu ha poi ricordato come apprezzi e si ritrovi in uno degli slogan dei Giovani Medici SIGM: “Cambiare il Paese per non cambiare Paese”. Tale slogan, secondo Vargiu, rappresenta quella parte dell’Italia “che non si rassegna al Paese giurassico, autoreferenziale che non cambia mai”.
Presente in aula per assistere ai lavori ed ascoltare il punto di vista dei Giovani Medici (SIGM) il Ministro della Salute, On. Beatrice Lorenzin che è intervenuta (clicca qui) per ribadire la necessità di una programmazione quali-quantitativa basata sul dato epidemiologico e sui nuovi modelli organizzativi del SSN, per esprimere la propria ferma contrarietà ad ogni forma di messa in discussione del numero chiuso per l’accesso a medicina e per indirizzare la medicina generale, primo livello di assistenza della nostra sanità, verso una formazione più orientata alla primary health care ed alla gestione delle complessità, legata alle competenze acquisibili attraverso una nuova scuola di specializzazione integrata SSN – Università. È necessario, ha continuato il Ministro, rendere il sistema più aperto, più competitivo e meno burocratico ed a tale sistema bisogna approcciarsi in maniera globale e complessiva.
L’On. Maria Chiara Carrozza, ex Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, si è soffermata sia sul nuovo Regolamento concernente le modalità per l’accesso alle scuole di specializzazione di area sanitaria sia sulla copertura dei contratti da mettere a concorso per il corrente anno accademico. Ha tratteggiato i contorni di una vera e propria “emergenza educativa”, che deve essere affrontata dal Governo nel suo complesso e non può essere gestita solo dal MIUR, che non ha, da solo, le risorse per ripensare la formazione dei medici. Motivo per il quale ha proposto di costituire una task force interministeriale, che veda il coinvolgimento delle Regioni, del MIUR, del Ministero della Salute e del Ministero dell’Economia. Il tema della formazione dei medici non può essere confinato all’interno di un discorso burocratico sull’organizzazione del concorso nazionale o del reperimento estemporaneo di risorse di volta in volta per mettere una pezza, ma è necessario parlare di come devono essere strutturate le scuole di specializzazione, del loro percorso, del loro accreditamento del loro finanziamento. (clicca qui per maggiori dettagli)
L’On. Gian Luigi Gigli, autore di diversi interventi in sede parlamentare (cfr. interpellanza urgente presentata su input del SIGM in data 3 giugno in concomitanza della mobilitazione nazionale della campagna #svoltiAMOlaSANITÀ), ha ribadito il proprio impegno da qui ai mesi a venire per favorire una trasversalità dell’azione politica che sostenga le richieste dei Giovani Medici. Nel rimarcare le criticità relative al finanziamento dei contratti di formazione specialistica, ha sottolineato come siano stato praticamente “rubato” un anno di vita ai giovani medici aspiranti specializzandi e, per tale ragione, le Istituzioni devono fare autocritica ed assumersi le loro responsabilità. Ha, inoltre, rivendicato con orgoglio il ruolo centrale che l’Università svolge in tema di formazione dei medici, affermando di poterlo dire con cognizione di causa, avendo fatto il Primario nel SSN per 15 anni prima di prendere la cattedra di docente all’Università.
L’On. Raffaele Calabrò, dichiarandosi favorevole al numero programmato ed al test di accesso, seppur perfettibile, ha chiesto la collaborazione dell’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) per elaborare una proposta per strutturare meglio l’attuale modello di accesso al corso di laurea in medicina e chirurgia, in modo da poter garantire contemporaneamente il rispetto della vocazione e del merito, avvalendosi di criteri oggettivi e trasparenti. Inoltre, riferendosi alle Scuole di Specializzazione, ha ricordato l’iniziativa della Regione Campania da lui facilitata, nel suo ruolo di Consigliere del Presidente della Giunta regionale, che ha portato all’utilizzo del Fondo Sociale Europeo per il finanziamento di contratti aggiuntivi per la formazione specialistica di area sanitaria, rivolti a medici e non medici. Inoltre, ha affermato con convinzione che la formazione in medicina deve restare di pertinenza dell’Università e ciascuna scuola di specializzazione deve seguire dei criteri di accreditamento ben definiti e uguali in tutta Italia: non è possibile formare medici di serie A e medici di serie B. Anche sulla rimodulazione della durata si è dichiarato favorevole, sostenendo che non bisogna su tale punto avere un approccio burocratico, bensì di definizione degli obiettivi formativi: ci sono scuole la cui durata può essere ridotta a tre anni, come altri che necessiterebbero di essere portate a sei. Di contro, però, l’Università deve fare autocritica e cambiare marcia, aprendosi al contributo del SSN come già ribadito da un apposito articolo della Legge Carrozza. Anche l’On. Calabrò si è detto favorevole all’istituzione di una scuola di specializzazione di medicina generale.
(N.B.: La parte seguente è un compendio tra le risposte date alle domande presentate nello spazio riservato agli interventi e gli ulteriori quesiti posti a margine del Workshop)
Il Prof Alfonso Barbarisi, Presidente dell’Intercollegio (Associazione Nazionale dei Professori Universitari delle Facoltà Mediche), ha effettuato alcune considerazione sulla formazione medica. In primo luogo si è espresso favorevole al numero programmato, ritenendo la programmazione un pilastro fondamentale della formazione medica. A tale proposito ha sottolineato come sia necessario che le Regioni e il Ministero riescano a dotarsi degli strumenti per analizzare nel modo più oggettivo e reale possibile il fabbisogno di professionalità mediche. In secondo luogo ha espresso la propria convinzione che il Corso di Laurea in Medicina dovrebbe essere maggiormente professionalizzante e “produrre” un medico generalista già formato. Infine, ha posto l’attenzione sull’importanza di una formazione che avvenga in un sistema dove le strutture universitarie siano perfettamente integrate con quelle ospedaliere.
La Prof.ssa Mariangela Becchi, Direttrice della Scuola di Specializzazione in Medicina di Comunità dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, ha effettuato un intervento puntuale descrivendo la Scuola di Specializzazione in Medicina di Comunità ed evidenziandone alcune criticità.
Tale specializzazione è attualmente attiva solo all’Università di Padova e Modena – Reggio Emilia, anche se altri Atenei sono risultati idonei per la sua attivazione. Forma medici esperti in assistenza primaria secondo gli orientamenti della Primary Health Care. Fornisce competenze cliniche, gestionali e di governo clinico. Il percorso formativo è peculiare, basato su una rete formativa integrata tra Università e Servizio Sanitario Regionale (SSR). Anche i docenti sono sia Universitari che provenienti dal SSR. I setting formativi sono all’interno degli Ospedali e sul territorio, come ad esempio gli studi dei medici di medicina generale, i servizi di specialistica ambulatoriale territoriale, i servizi di assistenza territoriale, i servizi per le fasce deboli (disagiate, paziente affetti da patologia psichiatrica e anziani) ed i consultori. Gli obiettivi formativi sono sia tradizionali, ossia insegnare la clinica, che innovativi, ossia la presa in carico del paziente complesso integrata tra ospedale e territorio e il governo clinico.
Attualmente usciranno i primi specialisti in Medicina di Comunità, ma il loro titolo avrà un grosso limite. Nonostante essi abbiano le competenze cliniche che occorrono al MMG, tali specialisti non potranno iscriversi alle liste regionali per esercitare l’attività di MMG. Ciò risulta una contraddizione in termini, poiché il profilo professionale del medico di comunità ben si adatta al medico di medicina generale che cura e che si prende in carico dei propri pazienti complessi, che conosce gli strumenti del governo clinico e sa amministrare risorse. Inoltre, il titolo di specialista potrebbe far accedere alla dirigenza medica.
La proposta della Prof.ssa Becchi è di valutare l’istituzione di una scuola di specializzazione in medicina generale e cure primarie, a partire dalla Scuola in Medicina di Comunità, della durata complessiva di 4 anni di corso. Tale scuola di specializzazione esiste già in paesi tutta Europa, e la sua proposta in particolare guarda con interesse all’esperienza della Spagna. L’auspicio nel breve periodo è, quindi, che si apra un tavolo tecnico interministeriale su tale importante tema e che siano coinvolti a tale tavolo esperti e portatori di interesse.
Il Dott. Maurizio Benato, Vice Presidente FNOMCeO, ha espresso il proprio parere riguardo alcuni ambiti della formazione medica, tema centrale per la FNOMCeO. Innanzitutto ha manifestato la propria contrarietà all’apertura del numero chiuso, anche se ha ammesso che l’attuale test di ingresso vada migliorato. In secondo luogo ha anch’esso sottolineato l’importanza del calcolo del fabbisogno di professionalità mediche, ma ha ammesso che ad oggi mancano ancora gli strumenti, quali ad esempio alcuni dati, per poterlo calcolare in modo preciso. Tale problema risulta complesso, ma è necessario trovare la quadra. Per quanto riguarda i contenuti della formazione ha espresso la necessità di formare professionisti che sappiano rispondere ai bisogni di salute della popolazione. A tale proposito il medico va formato nel suo complesso, sia dal punto di vista tecnico che della Persona.
Infine Benato ha dichiarato che va trovata una soluzione alla mancanza di finanziamenti per la formazione specialistica, in quanto non può e non deve esistere un sistema che formi più laureati rispetto a quello che poi può specializzare o diplomare in medicina generale.
Il Prof. Walter Ricciardi, membro del CdA del National Board Medical Examiners (USA) e membro dell’Expert Panel degli investimenti in sanità della Commissione Europea, ha parlato della situazione dei giovani medici italiani dalla prospettiva degli Stati Uniti d’America e dell’Europa. Il Prof. Ricciardi ha aperto il suo intervento guardando con ottimismo al futuro dei Giovani Medici in Europa e nel Mondo, poiché la scarsità di risorse umane in ambito medico è un fenomeno globale. Ha proseguito spiegando che negli Stati Uniti studiare medicina costa moltissimo agli studenti e alle loro famiglie, che arrivano ad indebitarsi, ma poi il Governo investe moltissimo denaro per la formazione specialistica (circa 100.000 – 150.000 dollari all’anno per studente). Il senso è che una volta che diventi medico è interesse del Paese tenerti. In Italia avviene il contrario, ossia lo Stato investe moltissimo nella formazione universitaria intesa come corso di laurea, ma poco nella formazione specialistica. Il messaggio che bisogna portare a casa è che la formazione medica è un interesse del Paese. Ha continuato sottolineando come la formazione medica sia un interesse dell’Europa e uno dei pochi ambiti su cui l’Unione Europea e l’OMS vadano d’accordo. Per entrambi infatti risulta fondamentale la programmazione delle risorse umano in ambito sanitario.
L’auspicio del Prof. Ricciardi è che in Italia si crei quell’alleanza intergenerazionale, che avvicini i giovani capaci e intraprendenti alle persone illuminate con piu’ esperienza.
Il Dott. Giovanni Leonardi, Direttore Generale delle Risorse Umane e Professioni Sanitarie del Ministero della Salute, ha tenuto una relazione puntuale sullo stato attuale della programmazione dei medici in Italia focalizzandosi in particolare sulla Joint Action Europea per la programmazione dei fabbisogni di risorse umane in sanità, che vede l’Italia tra i 7 Paesi dell’Unione coinvolti nella definizione di una metodologia di calcolo e programmazione condivisa. L’auspicio, ha riferito Leonardi, è che il partecipare a tale Progetto in ambito Europeo possa garantire la disponibilità per l’Italia di una metodologia condivisa, nell’epoca della libera circolazione dei professionisti nell’EU e, soprattutto, possa da subito essere recepita dalle Regioni partner del progetto, per facilitare un lavoro multilivello, ma con obiettivi comuni finalizzati alla valorizzazione dei professionisti nel SSN. In merito alla vicinanza tra il concorso specializzazione ed il concorso medicina generale, il Direttore Leonardi, su domanda del Dr. Mazzucco, ha risposto che è prevedere necessario conoscere i tempi ufficiali della somministrazione delle prove di concorso per l’accesso alle scuole di specializzazione, nonché stimare i tempi indicativi per effettuare lo scorrimento della graduatoria nazionale e per l’immatricolazione dei vincitori, al fine di adottare una soluzione definitiva per non far sovrapporre i due concorsi col rischio di perdere borse di medicina generale per rinuncia di giovani che vincessero entrambi i concorsi. Ma il problema, già segnalato dal SIGM, è all’attenzione dei Ministeri.
Il Prof. Marco Mancini, Direttore del Dipartimento per l’Università, la Ricerca e l’AFAM, ha affrontato tutte le tematiche di interesse per gli aspiranti specializzandi, dall’accesso a medicina, al finanziamento dei contratti di specializzazione ed allo stato dell’arte sul Regolamento concernente le modalità per l’accesso alle scuole di specializzazione di area sanitaria. In primis, ha affermato che è impensabile attribuire al Ministro Giannini ed al MIUR tutto l’intenzione di rimuovere l’accesso programmato a medicina e chi lo ha sostenuto probabilmente o non conosce il complesso sistema universitario oppure vuole alimentare strumentalizzazioni e polemiche. Sicuramente la stampa ha veicolato notizie imprecise, guardando più al clamore mediatico. Ha affermato che il MIUR non ha mai rifuggito il confronto e che è pronto in futuro, ancora di più rispetto a quanto fatto, ad accogliere suggerimenti provenienti dagli altri interlocutori, Istituzionali e non. Ha evidenziato, però, che sussistono criticità reali che vanno affrontate insieme, in primis quelle legate ai pronunciamenti del Tar (lo stesso Capo Dipartimento, facendo una battuta, ha dichiarato che si iscriverebbe al Partito NO-TAR, se esistesse). Ma, ha ribadito che il MIUR non assumerà nessuna decisione che impatti sul fabbisogno di professionalità in sanità senza un’amplissima consultazione, a cominciare dal Ministero della Salute e le Regioni per finire coi portatori di interesse. Anzi, ha tenuto a rimarcare come, facendo tesoro della sua trascorsa esperienza di Presidente della Conferenza dei Rettori Italiani (CRUI), in tema di medicina ritenga di strategica importanza stabilire un confronto con le Regioni da primi passi. In merito al concorso per l’accesso scuole di specializzazione ha garantito che il timing del prossimo concorso, preannunciato nelle scorse settimane dal Ministro Giannini e confermato alla delegazione degli organizzatori del Flash Mob nazionale del 3 giunto u.s., sarà rispettato: bando a luglio, concorso ad ottobre. Al prossimo concorso, ha garantito, non si concorrerà con meno di 4.500 contratti, fermo restando che il MIUR cercherà di sensibilizzare il Ministero dell’Economia e Finanza (MEF) il più possibile (ha infatti spiegato che, al momento, la soluzione individuata è quella di recuperare fondi attraverso una spending review interna al MIUR ed attraverso anticipazioni da altri capitoli di spesa del medesimo Ministero, a cui dovrebbero aggiungersi delle risorse che il MEF sta cercando di reperire, avendo quest’ultimo compreso ed “apprezzato” l’importanza di sostenere la formazione post lauream dei medici). Ha però sottolineato come il MIUR, ad oggi, stia facendosi carico da solo di questo onere, non potendo però continuare a garantire da solo, in futuro, il reperimento dei fondi necessari a soddisfare l’onda della coorte dei laureati entrati a medicina in 10mila unità. Ha chiesto, pertanto, a nome del MIUR, una maggiore compartecipazione nell’assunzione di responsabilità sia del Parlamento sia del Governo tutto per poter risolvere tale criticità in maniera strutturale negli anni accademici a venire. In merito al nuovo Regolamento del Concorso ed alle polemiche nate dopo la pubblicazione del parere del Consiglio di Stato, ha garantito che la Commissione Nazionale sarà unica e che il Consiglio di Stato avrebbe male interpretato le intenzioni del MIUR di scindere le Competenze della Commissione Nazionale, incaricando un gruppo di esperti di validare i quesiti della prova a quiz. Il MIUR, inoltre, non concorda sul fatto che la Commissione debba essere definita “giudicatrice”, come suggerito dal Consiglio di Stato, ma ritiene che debba limitarsi ad attribuire i punteggi e non a giudicare le prove così come previsto dalla norma e dal testo del DM Carrozza.
In merito al riordino e razionalizzazione dell’offerta formativa delle scuole di specializzazione ed alla retroattività di una eventuale riduzione del percorso di alcune scuole, il Prof Mancini ha garantito che il tema è all’attenzione del MIUR, in quanto obbligo di legge, ma che sarà necessario, ma che ci vorrà ancora tempo perché è processo complesso (tale riordino, con il conseguente potenziale recupero di risorse da investire in nuovi contratti, non potrà essere applicativo prima dell’anno accademico 2014/2015).
In merito ai fondi europei ha sottolineato come, secondo le ultime indicazioni date dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), queste non potrebbero più essere utilizzate per il finanziamento della formazione universitaria. A tal proposito, quindi, sarebbe necessario chiedere numi al MISE.
In merito alla situazione del Veneto e del finanziamento di contratti regionali con il vincolo della territorialità, Mancini ha affermato che la pronuncia Corte Costituzionale, secondo gli uffici legislativi del MIUR, configge con art. 21 legge 128. Fermo restando che l’intero impianto della graduatoria nazionale non è in discussione, gli uffici stanno lavorando per capire come questa posizione possa essere conciliata con le posizioni delle Regioni che vogliano investire nella formazione post lauream con propri fondi.
In merito alla possibilità di approfittare del semestre italiano di Presidenza Europea per rendere centrale il tema della formazione medica in sede Europea, Mancini si è dichiarato favorevole, anche se attualmente non ha visto eventi attinenti all’interno del Programma della CE.
Riguardo l’attivazione Osservatorio Regionale Formazione Medica Specialistica nel Lazio, nella pratica mai avvenuta, Mancini ha dichiarato di conoscere la problematica e di volerla affrontare. Ritiene fondamentale infatti rendere tale Osservatorio pienamente attivo quanto prima e dotarlo di tutti gli strumenti necessari a controllare la qualità della formazione.
Infine, su esplicita richiesta del Presidente del SIGM, Dr. Walter Mazzucco, Mancini si è impegnato a rendere pubblico il nuovo regolamento di accesso alle Scuole di Specializzazione nella sua versione definitiva.
Nel corso dei lavori ed in chiusura del dibattito, il Dr. Walter Mazzucco, Presidente Nazionale del SIGM, avendo registrato la disponibilità dei politici presenti, ma anche in ragione della esistenza di altri validi interlocutori politici che si sono spesi per la causa in passato e che non sono potuti intervenire al Workshop (On. Crimì, On. Binetti, On. D’Uva, etc.), nonché facendo riferimento agli spunti offerti da tutti i relatori intervenuti, ha rilanciato la proposta del SIGM di dare vita ad una sorta di Costituente della formazione in Medicina e Chirurgia. Il Presidente del SIGM ha chiarito che il compito dell’Associazione è stato quello di portare all’attenzione delle Istituzioni e della società civile le tematiche in questione, riunendo tutte le “parti” nella sede del Workshop. Ma adesso i Giovani Medici (SIGM) si attendono atti concreti e risposte non solo in merito allo stato emergenziale, ma anche per intervenire in maniera strutturale.
Il SIGM si è candidato a fare la sua parte e continuerà ad incalzerà tutti gli attori chiamati in causa a mantenere gli impegni presi in questa sede.