Il Dipartimento di Medicina Generale (SIMeG) dell’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) esprime apprezzamento per il varo della nuova Scuola di Specializzazione in Medicina di Comunità e delle Cure Primarie, introdotta dal DM sul riordino delle Scuole di Specializzazione di Medicina attraverso il conferimento di competenze formative ulteriori alla ex Scuola di Specializzazione in Medicina di Comunità. Tale percorso formativo, della durata di 4 anni, si appoggia ad una rete formativa integrata università-territorio che licenzierà specialisti delle Cure Primarie.
La collocazione della nuova scuola nella Classe della Medicina Clinica Generale e Specialistica, unitamente all’implementazione dei contenuti della declaratoria del profilo specialistico e delle attività professionalizzanti obbligatorie, riconducono a tale percorso un insieme di competenze formative finalizzate alla formazione di specialisti spendibili nel contesto delle cure primarie, tanto sul versante organizzativo che assistenziale. Tutto ciò emerge chiaramente, analizzando nel dettaglio i contenuti dell’allegato al DM di riforma, contenente i nuovi Ordinamenti Didattici delle Scuole di Specializzazione di area sanitaria, pubblicati in data 10 febbraio 2014: “lo Specialista in Medicina di Comunità e delle Cure Primarie deve avere maturato conoscenze teoriche, scientifiche e professionali nei campi della diagnosi, cura e riabilitazione delle malattie acute e croniche con particolare riferimento al contesto della rete di cure primarie. Lo specialista deve avere sviluppato conoscenze e competenze professionali specifiche della valutazione multidimensionale dei bisogni di salute, della formulazione di piani assistenziali integrati e della stesura di percorsi assistenziali che consentano di garantire la continuità assistenziale tra diversi ambiti di cura, ospedalieri, territoriali e domiciliari e tra diversi servizi e competenze professionali. Sono specifici ambiti di competenza professionale le cure primarie, la medicina generale, la gestione e direzione dei servizi territoriali quali distretti, Servizi/Unità di Cure Primarie e di Medicina di Comunità, case della salute, cure palliative territoriali, strutture residenziali intermedie non ospedaliere, etc. Lo specialista in Medicina di Comunità acquisisce anche specifiche competenze ed esperienze negli interventi di: promozione della salute e prevenzione con approccio comunitario; presa in carico delle persone con patologie croniche e/o disabilitanti in tutte le fasi della malattia comprese le terminali; reinserimento comunitario delle persone con disabilità; organizzazione, programmazione e valutazione dei servizi sanitari territoriali e dei percorsi assistenziali ospedalieri-territoriali”.
La nuova Scuola di Specializzazione in Medicina di Comunità e delle Cure Primarie, oltre ad avvalersi dell’esperienza già maturata dalla quinquennale Scuola di Specializzazione in Medicina di Comunità (DM 2005), i cui specializzandi svolgono già nel “territorio” una parte consistente della loro formazione (tra cui un anno presso lo studio di un Medico di Medicina Generale, due mesi presso un pediatra di libera scelta ed un anno presso servizi territoriali di cure primarie), presenta all’interno dell’ordinamento didattico obiettivi formativi caratterizzanti i futuri medici del territorio, rendendo di fatto culturalmente assimilabile questo percorso alla Formazione Specifica in Medicina Generale.
Secondo l’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM), da anni impegnata nella richiesta di valorizzazione della Formazione Specifica in Medicina Generale, trattasi di un’innovazione che, se correttamente integrata con le esperienze e le competenze sviluppate negli attuali corsi regionali, potrebbe fungere da leva per proiettare l’Italia in Europa, contesto nel quale la formazione del Medico di Medicina Generale è caratterizzata da una piena integrazione tra territorio ed università.
Il Dipartimento di Medicina Generale (SIMeG) dell’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) ritiene che la sede ideale dove tradurre in una proposta normativa condivisa tale sperimentazione potrebbe essere l’annunciato disegno di legge delega ex Art. 22 del Patto per la Salute, finalizzato a disciplinare la formazione specialistica dei medici.
I Giovani Medici (SIGM) rivolgono, pertanto, un appello al Ministro della Salute, che in passato si è pubblicamente espresso a favore dell’attivazione di una Scuola di Specializzazione di Medicina Generale, alle Regioni, alle Società scientifiche ed ai sindacati di Medicina Generale, nonché alle Università, affinché si apra immediatamente un confronto costruttivo finalizzato a realizzare in tutte le Regioni una sperimentazione integrata che permetta di creare nell’Università il centro culturale e di coordinamento della Formazione Specifica in Medicina Generale e nel territorio il luogo deputato alla formazione sul campo dei futuri medici di Medicina Generale. Il nostro SSN, ora più che mai, necessita di professionisti medici adeguatamente formati per affrontare nel territorio le sfide ascrivibili al crescente impatto delle multi-cronicità e delle co-morbosità.
Per di più, il DM sul riordino delle scuole di specializzazione prevede già gli strumenti atti a valorizzare il contributo del personale del Servizio Sanitario Regionale attraverso il conferimento del titolo di Professore a contratto. D’altra parte, la formazione di tali profili specialistici non potrebbe fare a meno del contributo dei Medici di Medicina Generale, le cui competenze ed esperienze sono indispensabili e non vicariabili. Tale sperimentazione, inoltre, potrebbe rappresentare un buon viatico per ulteriori riconoscimenti accademici alla disciplina della Medicina Generale e delle Cure Primarie, dalla valorizzazione all’interno del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, alla potenziale codifica di uno specifico Settore Scientifico Disciplinare e di percorsi di ricerca, a partire dai dottorati di ricerca.
Né sono trascurabili le ricadute positive di tale percorso per i futuri Medici di Medicina Generale in formazione. Innanzitutto in termini di riconoscimenti economici e di diritti fondamentali, equiparandone lo status a quello degli altri specializzandi, ma soprattutto permetterebbe loro di formarsi in modo integrato con gli specializzandi delle altre discipline, rompendo fin da subito quelle barriere culturali che inevitabilmente si creano quando la formazione viene strutturata a compartimenti stagni, causando spesso incomunicabilità a danno di un approccio multi-interdisciplinare, requisito indispensabile in un sistema sanitario moderno.
Riteniamo fin da ora utile sfatare alcuni dei timori che in passato sono stati diffusi tra i corsisti.
Innanzitutto, l’ipotesi che l’istituzione di una Scuola di Specializzazione di Medicina Generale possa aprire la strada alle equipollenze con le altre discipline specialistiche: si ricorda, infatti, che la normativa europea è chiara nel subordinare l’esercizio della Medicina Generale al possesso di diplomi, certificati o altri titoli che attestino il conseguimento di una “Formazione Specifica in Medicina Generale”. Sebbene in Italia si sia spesso contrapposto il termine specifico con specialistico, creando l’errato convincimento che la Formazione Specifica in Medicina Generale non possa essere conseguita attraverso un percorso specialistico, in realtà la definizione “Formazione Specifica in Medicina Generale” implica che il futuro Medico di Medicina Generale, per poter esercitare, debba possedere, salvo diritti acquisiti, una formazione dedicata e finalizzata nell’ambito della Medicina Generale, cioè specifica. Questo indipendentemente dall’ente che eroga tale formazione specifica e dalla tipologia di titolo rilasciato. La normativa europea non ammette, pertanto, equipollenza alcuna, lasciando al più la possibilità di riconoscere altri percorsi formativi paralleli (definiti nella normativa comunitaria col termine di “formazione complementare”) per il conseguimento del titolo che attesta una Formazione Specifica in Medicina Generale. Tale possibilità, ad oggi non recepita in Italia, è tuttavia vincolata a precisi criteri: la formazione deve essere fornita da un’autorità competente dello Stato Membro, deve fornire conoscenze qualitativamente equivalenti al percorso ufficialmente riconosciuto per il rilascio del titolo attestante la Formazione Specifica in Medicina Generale, deve prevedere un’esperienza in Medicina Generale di almeno sei mesi in seno a un ambulatorio di Medicina Generale o a un centro in cui i medici dispensano cure primarie.
Occorre, inoltre, precisare che la creazione di un percorso specialistico assimilabile al corso di formazione regionale di medicina generale non comprometterebbe la validità dell’attuale diploma, dal momento che quest’ultimo attesta a tutti gli effetti l’acquisizione di una Formazione Specifica in Medicina Generale. A tal proposito si fa notare come, ad oggi, oltre all’attuale diploma di Formazione Specifica in Medicina Generale vengano riconosciuti anche i precedenti titoli attestanti una Formazione Specifica in Medicina Generale rilasciati in Italia (D. Interm. 10 Ottobre 1988; D.Lvo 8 Agosto 1991, n.256; D.lvo 17 Agosto 1999, n. 368; D.L.vo 8 Luglio 2003, n. 277).
Nè, d’altra parte, l’attivazione di una Scuola di Specializzazione che eroghi la Formazione Specifica di Medicina Generale impone che la formazione di tali profili specialistici debba svolgersi prevalentemente nei policlinici universitari o negli ospedali. A tal proposito giova ricordare come, in molti Paesi europei, all’interno dei corsi di specializzazione per i Medici di Medicina Generale il periodo di formazione svolto presso il Medico di Medicina Generale sia anche superiore a quello svolto dai corsisti italiani.
Per troppi anni i Corsi di Formazione Specifica in Medicina Generale, incardinati nelle Regioni, hanno risentito pesantemente delle ingerenze politiche e sindacali della Professione, a scapito di un pieno sviluppo scientifico e culturale, trasformandosi spesso in luogo di reclutamento delle nuove leve e di nuovi iscritti. I Giovani Medici (SIGM) ritengono che sia ormai indifferibile l’evoluzione dell’attuale corso regionale in una Scuola di Specializzazione in Medicina Generale, convinti che questa storica inversione di tendenza culturale e professionale possa essere conseguita nel migliore dei modi, se tutti i portatori di interesse avranno come faro l’evoluzione degli attuali standard assistenziali e, quindi, un’adeguata Formazione Specifica in Medicina Generale, abbandonando la tutela esclusiva degli interessi di parte.
Il Dipartimento SIMeG
Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM)