Il SIMeG denuncia l’azione di disinformazione condotta nei confronti dei cittadini in merito al nuovo atto di indirizzo per la medicina convenzionata.
Si sta facendo credere ai cittadini che l’attuale modello estenderà la copertura dell’assistenza da parte della medicina generale quando di fatto contrarrà l’assistenza dalle attuali 24 ore a sole 16 ore. Notiamo che, per come i contenuti dell’atto di indirizzo vengono presentati dai media, il cittadino è indotto a credere che troverà il proprio medico di medicina generale a disposizione per 16 ore, quando in realtà ci sembra di intuire che quello che verrà probabilmente offerto sarà un ambulatorio territoriale h12, come già presente in alcuni ambiti territoriali, gestito dai medici di assistenza primaria, a cui si aggiungeranno 4 ore di assistenza (anziché 12 ore come adesso) fornita dai medici a contratto orario. Non ci sembra venga con chiarezza detto ai cittadini che, in realtà, verrà loro tolta la copertura del medico del territorio durante le ore notturne, demandata al servizio del 118.
I giovani medici del SIGM temono che alla scomparsa della continuità assistenziale notturna conseguano scenari tutt’altro che desiderabili, non necessariamente alternativi:
i. Un ricorso eccessivo al pronto soccorso che (al di là dell’intasamento dei pronto soccorso, potenzialmente risolvibile con un improbabile potenziamento degli organici) comporteranno un aumento della mobilizzazione di pazienti cronici e allettati per sospetti clinici gestibili al domicilio.
ii. Un aumento del demansionamento, con compiti medici affidati ad altri professionisti sanitari, cosa ben diversa da un’auspicabile maggior collaborazione tra diverse figure professionali, valorizzandone le rispettive competenze e creando un’integrazione tra queste. Tale demansionamento, per altro, non risolverà il problema esposto al punto precente, specie in pazienti cronici e allettati dove la decisione clinica è meno inscrivibile in protocolli o algoritmi (sempre che si dia per assunto che vi siano casi in cui tale possibilità sia data in assoluto)
iii. Una rinuncia alle attenzione mediche da parte dei familiari di pazienti anziani, allettati o debilitati, quando il trasporto in pronto soccorso sia ritenuto dai familiari una sofferenza non accettabile per il paziente o, peggio, quando vi sia il timore che ad un accesso potenzialmente improprio possa poi conseguire il pagamento dei ticket previsti per i codici bianchi. Tutto ciò potrebbe risultare in una diminuzione di accesso alle cure che peserà specie sulle fasce più deboli della popolazione.
iv. Infine un aumento conseguente della domanda rivolta ai privati di visite mediche nelle ore notturne, non più garantite dal SSN, ovvero la proliferazione di servizi privati di guardia medica notturna e indirettamente di assicurazioni sanitarie finalizzate a garantire tali servizi.
Difficile capire come la scomparsa dell’assistenza h 24 possa essere considerata un bene per i pazienti e per le cure primarie nel loro complesso. Non ci sembra che si stia informando in modo concreto il cittadino in merito a tali evenienze.
Temiamo che la copertura h 12 + h 4 implicherà semplicemente la turnazione tra i medici di medicina generale allo scopo di tamponare le richieste da parte dei loro pazienti nelle ore non coperte dagli orari di ambulatorio dei rispettivi medici curanti. In sostanza si cercherà di fornire nelle prime 12 ore la copertura che in teoria già ora avrebbe dovuto (utopisticamente) essere garantita dall’attuale modello di assistenza primaria e di fornire nelle successive 4 ore null’altro che la copertura che ora viene erogata dai medici di continuità assistenziale. In sostanza a trarne a tutti gli effetti benefici saranno i vecchi medici massimalisti, che dovranno curarsi solo dell’attività ambulatoriale, demandando ai medici a quota oraria la copertura h 12 + h 4. Inoltre è probabile che le ore che verranno rese disponibili dall’assistenza notturna, sempre se non verranno sacrificate sull’altare dei tagli alla spesa pubblica, serviranno per permettere ai medici a quota oraria di svolgere l’attività di gestione delle cronicità dei pazienti dei medici a quota capitaria. Facile immaginare che ai medici a quota oraria, cioè in gran parte ai giovani medici di medicina generale, verrà probabilmente delegata in buona parte l’assistenza domiciliare dei medici massimalisti, a cui sostanzialmente dovranno mettersi al servizio.
In sostanza temiamo che per i pazienti saranno discutibili, e tutti da verificare, i benefici complessivi che deriveranno dal nuovo assetto che si delinea all’orizzonte delle cure primarie, con un’assistenza forse migliorata di giorno a scapito, tuttavia, di un abbandono del paziente durante la notte. Facile vedere, invece, il probabile vantaggio per i medici massimalisti (coincidenti “casualmente” principalmente con i vecchi medici di medicina generale) che potrebbero ritrovarsi con la possibilità di scaricare la parte più spiacevole dell’attività assistenziale sui medici a contratto orario (coincidenti “casualmente” principalmente con i giovani medici di medicina generale), accomunati idealmente dall’appartenere ad uno stesso “ruolo unico” che nel concreto sarà ben differenziato tra i medici anziani e quelli più giovani.
Facciamo ancora fatica a intravedere nei contenuti della bozza di indirizzo una concreta e seria riforma delle cure primarie, che passi per una rivalutazione del ruolo del medico di medicina generale immaginato come parte fondamentale di un’equipe multiprofessionale delle cure primarie, e non come professionista ancora troppo solo, sempre più sommerso da attività burocratiche che da attività cliniche, come fa temere la preoccupante eredità dei compiti di segreteria svolti dagli attuali CUP.
A oggi non possiamo che rinnovare le preoccupazioni che l’attuale riforma, che si intravede già dai pochi dettagli della bozza, sia solo un restauro mal progettato dell’attuale assistenza primaria al fine di garantire i privilegi della vecchia classe dei medici di medicina generale, classe che a tutti gli effetti è la vera tutelata dalla rappresentanza sindacale che oggi ridisegna il futuro della medicina generale in cui lavorerà solo per un breve periodo, prima di godersi una meritatissima pensione. Il tutto a scapito della qualità complessiva dell’assistenza dei pazienti e della valorizzazione dei giovani medici di medicina generale.