Assistiamo ancora una volta al tentativo della Conferenza Stato-Regioni di riproporre l’inquadramento di giovani laureati in Medicina e Chirurgia all’interno dei Sistemi Sanitari Regionali con la creazione di un doppio canale formativo, in assenza di un chiaro programma didattico e di qualsiasi tutela per la formazione e la professionalizzazione dei colleghi.
Attesa la carenza di medici specialisti espressa dalla differenza di 2369 contratti tra quelli messi a bando per il prossimo concorso di accesso alle Scuole di Specializzazione di Area Medica e il fabbisogno esplicitato dalla Conferenza Stato-Regioni l’auspicio è che si vada verso l’integrazione delle risorse territoriali nel contribuire alla creazione delle Reti Formative di ciascuna Scuola di Specializzazione.
Le procedure di Accreditamento volute dal MIUR ed espletate dall’Osservatorio Nazionale della Formazione Specialistica garantiscono che ciascuna Scuola di Specializzazione consenta al medico in formazione specialistica il raggiungimento degli obiettivi minimi: pertanto, pur non sottovalutando la valida la possibilità da parte degli specializzandi di attuare un periodo di formazione in reparti di ospedali non universitari, in modo tale da misurarsi con le risorse e la gestione territoriali delle cure mediche, ragionando anche in un’ottica Europea, la creazione di due percorsi distinti di Specializzazione Medico-Chirurgica creerebbe inevitabilmente medici “specializzandi/specialisti di serie B”.
L’utilizzo delle risorse Regionali per finanziare un numero di contratti adeguato alle necessità del Paese e l’inserimento delle strutture ospedaliere che possano offrire strumenti didattici adeguati allo specializzando per arricchire il proprio bagaglio di competenze e conoscenze, sotto la guida delle Scuole di Medicina e Chirurgia, costituiscono l’unica via per tutelare la professionalizzazione e il trattamento dignitoso del giovane laureato in formazione specialistica.
Ricordiamo, infatti, che tra le proposte che si sono succedute negli anni per l’inserimento dei neo-abilitati nel Sistema Sanitario Regionale c’era l’inquadramento degli stessi nel “comparto sanitario”, con il chiaro intento, seguendo la logica dell’“invarianza del costo complessivo della dotazione organica aziendale” di un ampio turnover di giovani neo-abilitati a basso costo con diminuzione della possibilità di assunzione di giovani specialisti nel SSN.
Svicolare la formazione specialistica dall’Università, che pur con tutti i suoi limiti si è dotata nel corso degli anni di strumenti di controllo, rischia di rendere anch’essa un percorso mortificante così come già accade ai colleghi in formazione specifica in Medicina Generale, dove le logiche culturali e formative sono superate e prevaricate dagli interessi di parte (dall’iniquo compenso economico alla totale assenza della tutela dei diritti).
E’ da scongiurare il rischio che sotto la bandiera di un aumento dei contratti di formazione specialistica si celi una disparità di trattamento nella carriera dei giovani medici; che diventino essi stessi parte delle piante organiche come manovalanza a basso costo e che il controllo degli obiettivi formativi di ciascuna Struttura venga sottratto alla verifica dell’Osservatorio Nazionale per la formazione specialistica (che assolutamente necessita di un’implementazione ma che, allo stato attuale, costituisce l’unico organo di controllo e verifica del rispetto degli standard formativi).
Chiederemo pertanto che non vengano accolte richieste che rappresentino un passo indietro per la formazione specialistica e che siano svilenti per i giovani colleghi, pur ribadendo la necessità di un’integrazione territoriale nel bagaglio formativo di ciascun medico in formazione e di un’implementazione del capitolo di finanziamento dei contratti di formazione specialistica di concerto con la Conferenza Stato-Regioni.
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