Le violenze contro gli operatori santitari denunciate nel 2019 sono state 1200, in media 3 aggressioni al giorno. Dobbiamo fermare tutto questo!

Cari Colleghe e Colleghi,
Negli ultimi giorni si sono purtroppo nuovamente verificati casi di aggressione: una dottoressa al San Giovanni Bosco di Napoli, colpita con una bottiglia la sera del 31 dicembre da un uomo, e un petardo contro l’ambulanza.
Dati recenti provenienti da NurSind, il sindacato delle professioni infermieristiche, e dalla Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (FIASO), riferiscono come nel 2019 all’INAIL sono state denunciate 1.200 aggressioni ai danni di personale medico e sanitario.
I dati sono allarmanti: le violenze denunciate contro gli operatori sanitari nel 2019 sono circa 1200, in media tre aggressioni al giorno di cui 456 hanno riguardato gli addetti al Pronto soccorso, 400 si sono verificati in corsia e 320 negli ambulatori.
I dati più agghiaccianti riguardano i colleghi dei pronto soccorso e dei servizi del 118, dove le stesse percentuali di violenze sia verbali che fisiche salgono all’80,2 per cento del totale.
Oltre a considerare inaccettabili tali eventi e diffidare da qualunque forma di violenza, ricordiamo ai colleghi di segnalarci eventuali aggressioni (presidente@giovanemedico.it) o direttamente all’Osservatorio permanente istituito presso il Ministero della Salute per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza contro gli operatori sanitari. Ne fanno parte il comandante dei carabinieri del NAS, il coordinatore degli assessori alla sanità regionali, il presidente della Fnomceo, il presidente della Federazione degli infermieri, il presidente della Federazione nazionale ordini dei veterinari, il presidente della Federazione dei farmacisti, il direttore generale dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali e i direttori generali della prevenzione, programmazione e professioni sanitarie del Ministero.
Ricordiamo peraltro come in già in data 11 Luglio 2018 , sia stato avanzato un disegno di legge antiviolenza, già approvato in Senato ma purtroppo tuttora al vaglio del Parlamento, che propone un’aggravante, da inserire nel codice penale, per chi commette reati con violenza e minacce verso un operatore sanitario, che esercita le sue funzioni.

Oltre ad esprimere vicinanza ai colleghi che purtroppo nonostante questi episodi continuano a svolgere con passione il proprio lavoro, chiediamo a gran voce che si acceleri l’iter legislativo contestualmente ad una riforma strutturale nelle varie realtà regionali. Gran parte delle aggressioni sarebbe infatti motivata dal fatto che i mezzi di soccorsi arrivano con ritardo, perché troppo pochi, o talvolta senza medico e senza infermiere a bordo. Ed ancora triste memoria purtroppo ricorre circa le omissioni di cautele necessarie a garantire la sicurezza sul lavoro da parte di alcune ASL condannando all’isolamento le guardie mediche e i servizi psichiatrici territoriali, come successe alla nostra cara psichiatra barese uccisa da un paziente il 4 settembre 2013 con 70 coltellate nel centro di salute mentale di via Tenente Casale, nel quartiere Libertà di Bari.  

Rafforzare le forme di tutela territoriale, aumentare gli organici dei reparti di emergenza – urgenza e sviluppare dei protocolli condivisi di sicurezza potrebbe contribuire a ridurre il numero sempre più in aumento di aggressioni.

 

Il Dipartimento Specialisti e Liberi Professionisti (S.I.M.Spec.)
SIGM

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