Cari Colleghi,
in data 2 luglio 2014 una delegazione dell’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) è stata formalmente udita dalla Commissione XII “Igiene e Sanità” del Senato in merito al Ddl Omnibus Lorenzin 1324 (Deleghe al Governo in materia di sperimentazione clinica dei medicinali, di enti vigilati dal Ministero della salute, di sicurezza degli alimenti, di sicurezza veterinaria, nonché disposizioni di riordino delle professioni sanitarie, di tutela della salute umana e di benessere animale) [scarica dal sito del Senato la relazione del SIGM].
Nel particolare il SIGM ha fornito alla Commissione contributi in merito all’art. 7 dell’omnibus che, ricalcando precedenti tentativi affrontati negli scorsi anni (leggi i passati post in ordine cronologico 1 - 2 - 3 – 4 – 5), mira ad ottenere un percorso di “maggiore osmosi” tra specializzandi, personale del SSN ed attività ordinarie delle unità operative aziendali dei vari Servizi Sanitari Regionalil.
Questo il testo dell’articolo:
Art. 7. (Disposizioni in materia di formazione medica specialistica)
1. Con accordo stipulato in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, su proposta dei Ministri della salute e dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, in conformità a quanto disposto dall’articolo 21, comma 2- ter, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, possono es-sere definite ulteriori modalità attuative, an-che negoziali, per l’inserimento dei medici in formazione specialistica all’interno delle aziende del Servizio sanitario nazionale costituenti la rete formativa di cui all’articolo 35 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, e successive modificazioni.
2. All’attuazione del comma 1 si provvede nei limiti delle risorse e secondo le procedure previste dalla legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Nel corso dell’audizione i delegati SIGM hanno ribadito la necessità di affrontare con ottica di sistema il tema dell’osmosi tra SSN ed Università, lavorando da subito ad una pianificazione e programmazione delle risorse umane del nostro SSN senza subordinare il valore della formazione medica alle necessità contingenti di natura contabile delle Regioni. Queste ultime, infatti, potrebbero avere come obiettivo preminente quello di incrementare il quantitativo di risorse umane nei servizi dei vari SSR, in cronica carenza di organico a seguito delle politica di spending review ed al blocco del turn over ormai esteso a più di ¾ del territorio nazionale, utilizzando gli specializzandi come forza lavoro a basso costo.
Infatti, l’applicazione dell’articolo 7 del Disegno di Legge n. 1324, così come formulato, potrebbe comportare, ad avviso del S.I.G.M., le seguenti criticità:
1) si configurerebbe il rischio che i medici in formazione specialistica degli ultimi anni di corso, una volta incardinati nel SSR, in assenza di una stringente regolamentazione, vengano impiegati in sostituzione del personale di ruolo, saturando le piante organiche con personale non strutturato (gli specializzandi sono titolari di un semplice contratto di formazione) a basso impatto economico (oneri contrattuali pari a 26.000€ annui lordi) ed a continuo ricambio. Inoltre, nel DDL non viene definito alcun rapporto ottimale tra strutturati e medici in formazione specialistica. Ciò, nelle more dell’implementazione del sistema integrato delle cure ospedale-territorio, potrebbe comportare una conseguente difficoltà di stabilizzazione nel SSN per i giovani medici, una volta specialisti, con particolare riferimento agli sbocchi lavorativi negli ospedali, soggetti a crescente razionalizzazione;
2) si profilerebbe il rischio di non poter sempre garantire standard uniformi di insegnamento per i medici in formazione specialistica in quanto l’onere della corresponsione degli emolumenti in carico alle Aziende Sanitarie del SSR porrebbe queste ultime, nei fatti, nella possibilità di disporre della forza lavoro dei medici in formazione che potrebbero essere assegnati a strutture che non in grado di documentare standard formativi e professionalizzanti di qualità, ovvero dei case-mix adeguati a soddisfare gli obiettivi formativi.
L’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) ha illustrato alla Commissione il proprio punto di vista, spiegando che in tema di formazione medica il nodo della questione non risolve nel porre in contrapposizione l’Università alle strutture del SSN, bensì quello di riuscire a mettere a sistema il meglio che i due ambiti siano in grado di esprimere. Il SIGM, pertanto, ha sostenuto l’opportunità di potenziare le reti formative integrate, che vanno aperte anche al territorio, oltre che agli ospedali, nonché adottare indicatori per valutarne le reali capacità formative ad opera di entità indipendenti, rendendo pubbliche le performance formative e chiudendo quelle scuole di specializzazione che non documentino standard adeguati. A tal proposito, è stato proposto di adottare una strategia congiunta di monitoraggio ad opera sia dell’Osservatorio Nazionale sulla Formazione medica Specialistica e dagli omologhi Osservatori Regionali (che dovrebbero verificare la sussistenza degli standard e requisiti minimi di accreditamento delle scuole di specializzazione, da una parte) sia dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Age.Na.S) (che dovrebbe sviluppare e monitorare gli indicatori di performance assistenziali delle reti formative).
La delegazione del SIGM ha inoltre richiesto maggiori investimenti nella formazione delle giovani generazioni di medici, adottando soluzioni strutturali, unitamente all'adozione urgente di adeguati strumenti di programmazione dei fabbisogni di medici generalisti e specialisti. Il SIGM ha spiegato come le risorse da utilizzare a tal fine possano essere reperite all’interno del sistema salute e della professione, attraverso il superamento di sprechi, inappropriatezze, clientele, nonché attraverso l’adozione di idonei strumenti di misurazione e valutazione delle performance assistenziali ad ogni livello.
Pertanto, è stata richiesta la riscrittura dell’articolo 7 secondo una proposta che: