EMENDAMENTO SU GRADUATORIA UNICA NAZIONALE PER L’ACCESSO ALLA FORMAZIONE POST LAUREA: IL SIGM RISPONDE ALLE OBIEZIONI DI FIMMG FORMAZIONE.

Apprendiamo che l’emendamento 3444/VII/1. 20 al Ddl Stabilità (AC 3444) che propone l’adozione di una graduatoria unica nazionale valevole sia per l’accesso alle scuole di specialità mediche che per il corso di formazione specifica in medicina generale è stato duramente criticato di recente da FIMMG Formazione.

L’ emendamento è stato accolto con favore dalla nostra Associazione, che già in passato si era fatta promotrice di tale richiesta presso le Istituzioni, ritenendo tale iniziativa importante per contenere e risolvere i problemi connessi al patologico fenomeno della perdita di borse e contratti, conseguenti alla “doppia chance” che la separazione dei concorsi fornisce, con il rischio che un concorrente possa decidere di sacrificare una prima borsa a favore di una seconda borsa più gradita, e contenere le problematiche legate alle decisioni della giustizia amministrativa che hanno ammesso in molte Regioni concorrenti in sovrannumero, compromettendo spesso la qualità della formazione dei corsisti.

Tre sono le motivazioni principali che vengono avanzate da FIMMG Formazione come critica all’emendamento.

1) di programmazione

2) di formazione

3) di accessibilità al corso

 

Andremo a rispondere con ordine a tali obiezioni.

1. Programmazione. In merito al problema di programmazione, si sostiene che tale soluzione andrebbe a compromettere il compito di programmazione triennale del fabbisogno che attualmente spetta alle Regioni.

Ancor prima di far notare che ad oggi la programmazione dei contingenti da ammettere al corso avviene quasi ovunque basandosi sul dato storico, salvo grossolane correzione “spannometriche” in rare Regioni,  riteniamo infondata tale obiezione, dal momento che una graduatoria nazionale non è incompatibile con la programmazione regionale dei fabbisogni. Si legge inoltre che “E’ verosimile ritenere che con un’attribuzione su scala nazionale dei posti disponibili, le Regioni si troverebbero a formare in larga parte personale che, ultimato il corso di formazione andrebbe ad esercitare altrove”. In merito a tale affermazione si tiene a precisare che l’assegnazione per sede avverrà sulla base di preferenze che corrisponderanno verosimilmente alle Regioni in cui il candidato avrebbe svolto il concorso con il  sistema attuale. Va inoltre sottolineato come già oggi è sempre più rilevante il fenomeno dell’emigrazione tra gli aspiranti corsisti, costretti a muoversi alla ricerca di corsi regionali di qualità accettabile rispetto a quello erogato dalla propria Regione, a causa dell’enorme variabilità dell’offerta formativa, in molte Regioni di qualità drammaticamente carente.

 

2. Formazione. Il problema avanzato sulla formazione nasce dall’idea che la formazione del corsista in medicina generale sia intrinsecamente legata al territorio in cui viene erogata.

Questa visione porta con sé implicita l’idea che la formazione specifica in medicina generale italiana sia realmente valida solo nell’ambito geografico in cui avviene la formazione e non altrove. Ci sentiamo fortemente contrari a tale visione, che anzi riteniamo sia una chiara e seria denuncia dell’inefficienza dell’attuale formazione specifica in medicina generale erogata in Italia e della necessità di una sua profonda trasformazione. Il diploma di formazione specifica in medicina generale attesta infatti il possesso di un bagaglio di conoscenze nell’ambito della medicina generale spendibile su tutto il territorio europeo, il che vuol dire una padronanza della materia tale da rendere il professionista adattabile a realtà diverse di Cure Primarie, sia che questo significhi realtà geografiche diverse sia che significhi assetti nuovi come quelli richiesti da eventuali riforme o nuovi assetti organizzativi. E’ significativo come spesso all’estero la formazione specifica in medicina generale preveda periodi di formazione tanto in contesti urbani quanto rurali, al fine di avere una visione completa della disciplina e non limitata solo al proprio ambito lavorativo. Crediamo che questa visione regionale, se non provinciale, della formazione specifica in medicina generale, che ci appare più da università popolare che da Scuole rilascianti un titolo spendibile in tutti i Paesi Membri della Comunità Europea, sia riflesso di una povertà di prospettive in tema di formazione specifica in medicina generale, che fatica a essere considerata una formazione “seria” in questo Paese, con potenziali conseguenze negative non trascurabili per la futura classe di medici di medicina generale.

 

3. Accessibilità al Corso. Fermo restando quanto detto sopra sul fatto che già esiste un fenomeno migratorio verso scuole meglio organizzate e in merito al fatto che la selezione basata su una graduatoria nazionale avverrebbe comunque sulla base di preferenze e non in base ad assegnazioni casuali, l’accessibilità al corso di formazione specifica in medicina generale, intesa come sostenibilità economica da parte del corsista, è tuttora una criticità di fatto. Ancora una volta ci appare che alla base di questa obiezione si intravede la visione di una formazione di serie B, non rivolta a professionisti adulti bensì una formazione destinata a studenti, ignorando che spesso all’età della maggior parte dei corsisti non si possa far più affidamento sul sostegno familiare neanche nella proprio Regione di origine. Occorre domandarsi piuttosto quali siano stati i motivi, quali le resistenze, per cui, a 29 anni dalla Direttiva 86/457/CEE, che come precisa la lettera di FIMMG Formazione risale al 15 Settembre 1986, l’Italia sia uno dei pochi Paesi in cui la condizione dei medici in formazione post laurea in medicina generale è differente dalla condizione dei medici in formazione specialistica. Un lasso di tempo immenso in cui la formazione specifica in medicina generale non è riuscita a emergere, né sul piano qualitativo (su tutti la mancanza ancora ad oggi dell’adozione di un core curriculum nazionale) né sul piano dei diritti e dei riconoscimenti economici.

 

Ci sembra ancora mancare, inoltre, una proposta concreta e percorribile da parte di FIMMG Formazione per una selezione che permetta di superare i due problemi citati inizialmente: l’ammissione di concorrenti in sovrannumero in seguito ai ricorsi e il patologico fenomeno della perdita di borse.

Non capiamo quale sia la proposta per superare il problema dei ricorsi dal momento che disponendosi l’ammissione su base regionale, si è verificato ciò che la Corte Costituzionale nega essere conforme alla Costituzione giacché “quando l’accesso alla professione sia condizionato al superamento di un curriculum formativo”, deve consentirsi “il diritto di accedere a quest’ultimo in condizioni di eguaglianza” (C. Cost., n. 219/02).

D’altra parte ci sembra che FIMMG Formazione convenga che una soluzione per risolvere il fenomeno della perdita delle borse sia quella di far coincidere temporalmente la selezione, ma  ci sorprende vedere come FIMMG Formazione sia favorevole a tale opzione, che anzi reputa auspicabile, ma al contempo mantenendo i due concorsi separati. Pensiamo che questa soluzione rappresenti una concreta penalizzazione per gli aspiranti corsisti in medicina generale. Si ignora infatti la carente disponibilità di contratti a fronte di un numero considerevole di concorrenti (fenomeno coinciso con l’adozione del concorso nazionale e non sua conseguenza come a volte si è voluto strumentalmente far credere) che renderebbe tale sistema di selezione indubbiamente molto selettivo per i colleghi con forte spinta vocazionale verso la medicina generale, ma al contempo renderebbe molto più svantaggioso e quindi meno attraente per un neolaureato optare per la medicina generale, potendo esprimere una sola preferenza a fronte di tre preferenze dei colleghi aspiranti specializzandi. Tenendo presente le sopracitate condizioni di svantaggio del corsista di medicina generale, sul piano della qualità della formazione, dei diritti e della retribuzione, questa soluzione ci appare eccessivamente penalizzante, col rischio che molti giovani neolaureati decidano di abbandonare l’idea di intraprendere la formazione specifica in medicina generale anche se interessati a tale professione.

 

Ci auguriamo, infine, che le obiezioni a una graduatoria unica nazionale non nascano in realtà dalla volontà di tenere sempre ben lontane, anche idealmente, la formazione specifica in medicina generale dalla formazione specialistica, temendo che questa “vicinanza” possa far nascere l’idea di evolvere la formazione specifica in medicina generale in una Scuola di Specializzazione anche in Italia, come nel resto dei Paesi sviluppati, evoluzione da tempo chiesta dalla nostra Associazione e con forza contrastata da FIMMG Formazione.

 

Quasi tre decenni di ritardo ci appaiono un atto di accusa verso ogni forma di immobilismo, corresponsabile, a nostra avviso, dell’attuale condizione dei corsisti e più in generale delle criticità del corso di formazione specifica in medicina generale. E’ ora di un cambiamento radicale che non si riduca alla semplice richiesta di attività professionalizzanti, ma che rappresenti finalmente un’evoluzione della formazione specifica in medicina generale che segni il riconoscimento della medicina generale quale disciplina non inferiore a nessun’altra specializzazione medica.

 

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