Prendiamo atto come il ruolo unico, al dì là del nome, preveda ancora due tipologie di attività: a rapporto fiduciario con scelta del cittadino e a carattere orario. Sebbene con la flessibilità che il nuovo modello propone, rileviamo come continueranno a esistere medici che svolgeranno prevalentemente un’attività “di seria A”, corrispondente all’attuale attività dei medici di assistenza primaria, e medici che svolgeranno prevalentemente un’attività “di serie B”, corrispondente a quella degli attuali medici di continuità assistenziale a cui, forse, si aggiungerà una parte di attività ancora non ben definita.
Ci sembra di capire quindi che in tale modello ci saranno medici che svolgeranno le due attività in modo variabile, spaziando dall’estremo di chi farà solo attività a rapporto fiduciario all’estremo di chi svolgerà solo attività a carattere orario. Facile immaginare chi farà solo la prima attività e chi solo la seconda, ovvero rispettivamente gli attuali medici massimalisti e i giovani medici di medicina generale.
Non capiamo per quale motivo le due attività non possano essere distribuite in modo uniforme tra tutti i medici, ridistribuendo massimali e attività oraria in modo omogeneo, al fine di avere un ruolo unico realmente tale. Ci chiediamo inoltre se alla base di tale scelta non vi sia stata l’intenzione di mantenere immodificato lo stile di lavoro della fascia più anziana della categoria che vedrà trasformata la propria attività più nella teoria che nella pratica.
Ci chiediamo ancora se non fosse possibile un’evoluzione e valorizzazione dell’attività dell’attuale servizio di continuità assistenziale, con copertura h 24 anziché limitarsi ad una copertura h 16, distribuendo l’attività notturna tra tutti i medici di un reale ruolo unico senza disparità. Rileviamo infatti come la Medicina Generale, a fronte dei proclami di difesa della professione, rinunci a un’altra fetta di competenza, demandando l’assistenza notturna, dalle ore 24 alle ore 8, alle attenzioni del servizio di urgenza-emergenza 118. Al di là dei timori, tutt’altro che trascurabili, in merito al problema occupazionale per le giovani generazioni, crediamo che un’assistenza h 24 demandata alla Medicina Generale rappresenti un valore da preservare per il nostro Servizio Sanitario Nazionale, mediante una valorizzazione del servizio di CA e una sua reale integrazione all’assistenza primaria.
A fronte dell’aumento dell’età dei pazienti, delle disabilità e del bisogno di gestire sempre più sul territorio pazienti complessi, anziché potenziare il territorio, casomai sviluppando una rete di cure intermedie gestite dai MMG, registriamo invece il ritiro della Medicina Generale dall’assistenza nelle ore notturne.
Assistiamo così, a nostro avviso, alla perdita di un’altra tessera importante di competenza della Medicina Generale, sacrificata per garantire un assistenza reale di 16 ore, mediante il restauro di un modello che oggi non è spesso in grado di garantire una reale copertura nelle 12 ore diurne.
Per concludere, ci sembra che si sia persa l’occasione di dare il via ad una seria e radicale riforma delle cure primarie per favorire una gattopardesca rivoluzione che, ci spiace dirlo, ci sembra il tentativo di introdurre qualche debole innovazione nelle Cure Primarie, avendo tuttavia come principale filo conduttore l’obiettivo di mantenere inalterati i privilegi delle fasce più anziane della Medicina Generale a scapito delle giovani generazioni.
Rileviamo infine, con rammarico, come a decidere del futuro di intere generazione di giovani medici sono, come troppo spesso avviene, professionisti prossimi alla pensione.