Nuova versione Ddl delega ex art. 22 Patto per la Salute: quando i rischi sotterrano le opportunità

Arriva a mezzo stampa, come ormai di prassi, la nuova versione del Ddl delega ex art. 22 del Patto per la Salute che mira, tra le altre cose, a introdurre il doppio canale formativo per la specializzazione (attraverso la creazione di una nuova figura di medico neoabilitato contrattualizzato dai Servizi Sanitari Regionali) nonché la differenziazione della progressione di carriera all’interno del SSN a doppio binario (professionale pura e manageriale).

La nuova versione elaborata dai tecnici delle tre regioni capofila (Veneto, Liguria ed Emilia Romagna) riprende la bozza B di una delle recenti versioni stilate dal tavolo politico di discussione – sulla quale la nostra Associazione si era già espressa con preoccupazione – e verrà discussa lunedì prossimo in sede di Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e se si troverà l’accordo è pronta ad essere presentata ai Ministri competenti. Se il testo verrà approvato, si dovrebbe intraprendere il complesso l’iter della legge delega che demanderà al Governo di esercitare la funzione legislativa.

PRINCIPALI NOVITÀ: si reitera, in linea con quanto già previsto dal DM sul Riordino delle Scuole di specializzazione recentemente emanato, il rafforzamento della rete formativa regionale integrata costituita sia da strutture universitarie sia da strutture ospedaliere, che abbiano ottenuto l’accreditamento per la formazione specialistica; oltre al sistema di accreditamento si richiede la revisione della composizione dell’Osservatorio Nazionale della Formazione Medica Specialistica (che ricordiamo essere al momento non attivo in quanto in ritardo di nomina), assicurando la componente regionale in presenza paritaria.

MEDICI NEO-ABILITATI ASSUNTI (con quali prospettive future?). Si definiscono come requisiti di accesso al SSN il 1) titolo di formazione di base (laurea in medicina e chirurgia) e l’abilitazione all’esercizio della relativa professione; si prospetta l’assunzione a tempo in categoria non dirigenziale nell’ambito del contratto di area IV (contratto di comparto sanitario) con percorsi di carriera e livelli retributivi determinati dal CCNL e l’inserimento nell’azienda per lo svolgimento di attività medico-chirurgiche di supporto con autonomia vincolata alle direttive ricevute. Oltre alla dequalificazione del medico e della sua formazione postlauream, si affermerebbe la “sindacalizzazione” della categoria dei giovani medici, estendendo l’esperienza dei corsi di formazione specifica di medicina generale, laddove le logiche culturali e formative sono superate e prevaricate dalle logiche di parte (mortificante compenso e totale incompatibilità lavorativa, nessun diritto fondamentale riconosciuto, modelli formativi più orientati alle esigenze del comparto che del soddisfacimento del bisogno di salute della popolazione).

Si prospetta l’accesso di tali professionisti, per esigenze del SSR, in soprannumero (senza chiarirne l’entità), ad una scuola di specializzazione di area sanitaria, applicando le modalità ed i criteri previsti dall’articolo 35, comma 4, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368;

Gravissima la volontà manifesta, nella prospettiva sia a breve che a lungo termine per le giovani generazioni di medici, di considerare l’inserimento di tali professionisti ad invarianza del costo complessivo della dotazione organica aziendale (ovvero, ampio turnover di giovani neo-abilitati a basso costo e diminuzione delle possibilità di assunzione di giovani specialisti nel SSN, ad oggi già limitate dal blocco del turnover).

In ragione di tali elementi, continuiamo a chiederci dove sia e cosa faccia la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO), rappresentativa soltanto dei medici in uscita dal sistema e prona alle logiche dei tagli effettuati a discapito delle giovani generazioni per mantenere i diritti acquisiti. Lo stesso dicasi per i sindacati ospedalieri, che tacciano, se non addirittura complici, nella prospettiva di potersi spendere come propri i seguenti risultati: 1) acquisizione delle competenze formative; 2) acquisizione di forza lavoro giovane ed a basso costo per ridurre i carichi di lavoro degli attuali dirigenti medici; 3) possibilità di reclutare iscritti per riacquisire l’appeal perduto negli anni nei confronti delle giovani generazioni e perpetrare il sistema politico-sindacalista che incide sulle scelte in tema di sanità disattendendo la visione di sistema.

Se resta positivo l’inserimento della specifica riguardante una migliore programmazione e pianificazione delle risorse umane in sanità è da rimarcare il rischio per la categoria medica di perdita del proprio ruolo di leadership derivante dalla volontà di disciplinare lo sviluppo professionale di carriera della dirigenza definendo e differenziando percorsi di natura gestionale e percorsi di natura professionale.

In questo caso la nuova bozza evolve dalle precedenti e prevedrebbe:

1. l’intercambiabilità dei due percorsi di carriera;

2. trattamenti di retribuzione complessivi equivalenti;

3. l’implementazione dei sistemi di valutazione delle competenze professionali e manageriali acquisite;

Come più volte ribadito dalla nostra Associazione, attenta sul tema sin dalle prime fasi della discussione alla quale più volte ha chiesto di essere resa partecipe al fine di poter portare il contributo dei diretti portatori di interesse, qualsiasi tentativo di intervento sulla materia della formazione medica post lauream che non parta dal presupposto dell’integrazione dell’esistente rappresenta una sconfitta di fatto e di principio.

Allo stesso modo non si può non stigmatizzare la mancata considerazione nella bozza di riforma della formazione specifica di Medicina Generale, che continua a non essere presa in considerazione nel presente testo quasi fosse materia estranea, mentre dovrebbe essere un punto qualificante di qualsiasi proposta di rilancio della formazione medica post lauream.

Ministeri e Regioni abbiano il coraggio di ricomprendere nelle reti integrate anche la formazione di medicina generale per allinearla finalmente agli standard UE. La nuova Scuola di Specializzazione in Medicina delle Comunità e Scienze delle Cure Primarie, introdotta dal DM sul Riordino delle Scuole di specializzazione, ha riaperto il dibattito su tale tematica. Questo processo di riorganizzazione per “la gestione e sviluppo delle risorse umane in sanità” è una grande opportunità ed è francamente impensabile che le criticità del modello formativo ormai obsoleto dei corsi regionali di formazione specifica di medicina generale possa essere, per l’ennesima volta, messa in secondo piano!

LEGGI IL RELATIVO COMUNICATO DEL S.I.Me.G.

RILANCIAMO A TAL PROPOSITO LA PETIZIONE PROMOSSA DAL FORUM NAZIONALE DEI GIOVANI DELLA SANITÀ per la costituzione della SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN MEDICINA GENERALE e CURE PRIMARIE affinché possa essere ricompresa in questo o qualunque altro disegno di riorganizzazione strutturale della formazione medica in Italia. [aperta a cittadini, singoli medici e professionisti ma anche organizzazioni e associazioni]

TESTO
SOTTOSCRIZIONE:

L’Associazione Italiana Giovani Medici chiede che le Regioni si impegnino maggiormente per superare sprechi, clientelismo e corruzione in sanità per recuperare risorse preziose da investire nella formazione e nella stabilizzazione dei giovani medici.

Siamo convinti che le Regioni possano e debbano compartecipare al finanziamento di contratti di formazione specialistica aggiuntivi per cominciare a colmare da subito il gap tra numero di laureati e contratti di formazione nel post lauream.

Siamo, inoltre, a favore della reale integrazione delle reti formative delle scuole di specializzazione di medicina, nonché dell’adozione di indicatori di performance che permettano di identificare ed integrare le strutture con adeguate capacità assistenziali (e quindi formative-professionalizzanti), siano esse universitarie che del Servizio Sanitario Nazionale.

A tal fine, chiediamo che le Regioni si spendano per compartecipare all’adozione di tale sistema, unitamente alla definizione di modalità di monitoraggio continuo della sussistenza degli standard e delle performance formative delle scuole di specializzazione, rendendo pubblici i risultati delle valutazioni. Concordiamo anche sul fatto che le Regioni debbano avere maggiori competenze programmatorie sui fabbisogni di professionalità mediche e sanitarie, purchè si dotino di strumenti adeguati per effettuare una previsione del fabbisogno (abbandonando la prassi di basarsi sul dato storico), tarata sullo sviluppo della rete assistenziale, per garantire ai professionisti sia il diritto alla formazione che all’accesso al mondo del lavoro.

Ma, soprattutto, chiediamo che si apra un reale e serio confronto con tutti i portatori di interesse, ponendo fine alla stagione degli annunci di riforme calate dall’alto, peraltro in maniera del tutto scoordinata tra le Istituzioni centrali e regionali.

L’Ufficio di Presidenza

Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM)

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