Negli ultimi giorni si sono diffuse notizie confuse e contraddittorie circa l’interessamento della categoria dei giovani medici in formazione specialistica dall’aumento contributivo per i lavoratori iscritti alla Gestione separata dell’INPS, motivo per il quale proviamo a fare un po’ di chiarezza.
Entra in vigore il 18 luglio (almeno per alcune parti) la legge 92/2012 (ribattezzata Riforma Fornero), la riforma del mercato del lavoro fortemente voluta dal governo tecnico in carica anche a seguito della richiesta di riforme strutturali avanzata all’Italia dagli altri stati membri dell’UE. Si tratta della terza di una serie di interventi che dovevano essere strutturali e risolutivi, ma che si inseguono, modificandosi, da tre lustri: il “Pacchetto Treu” (legge n. 196 del 1997), la “Legge Biagi” (legge n. 30 del 2003), e ora la “Riforma Fornero”.
In effetti la riforma dispone in maniera progressiva l’aumento contributivo per tutti i lavoratori iscritti alla Gestione separata dell’INPS[1] (e quindi anche i medici specializzandi), fino a raggiungere l’aliquota a regime (nel nostro caso il 24%) a decorrere dall’anno 2018. (si tratta di una modifica all’articolo 2 comma 57 della Riforma Fornero del mercato del lavoro).
Ricordiamo che, per effetto delle modificazioni legislative apportate negli ultimi mesi (Legge 12/11/2011 n. 183 art. 22 comma 1), a decorrere dal 01/01/2012 erano già state innalzate le aliquote previdenziali di tutti gli iscritti alla gestione separata INPS in misura dell’1% (nel nostro caso passando dal 17% al 18%)[2].
In definitiva, secondo la riforma, ci sarà un progressivo innalzamento dell’aliquota dei lavoratori iscritti alla gestione separata dell’INPS fino ad un massimo di 6 punti percentuali da raggiungere nel 2018. Il tutto a decorrere dal 2013 con l’obiettivo di entrare a pieno regime nel 2018.
Trattandosi di un provvedimento strutturale che è per definizione legato ad un profilo contributivo e non alle singole categorie (tocca infatti quasi 1 milione di posizioni attive, di cui circa 350.000 professionisti con partita Iva, e non soltanto i medici in formazione specialistica), non è tecnicamente possibile chiedere una esenzione selettiva dall’aggravio per una singola categoria. Ciò comunque non esime dal rappresentare il profondo disappunto per il fatto che il contratto di formazione rischi di venire sempre più penalizzato.
Tale determinazione, aldilà delle dinamiche di sistema che impongono scelte impopolari che ricadono su tutti i settori produttivi e su tutti i lavoratori in un momento di una profonda e generalizzata crisi economico-finanziaria del Paese, non ci esime inoltre da una riflessione sull’iniquo duplice inquadramento previdenziale degli specializzandi, che questo Segretariato sta cercando di superare e contrastare con iniziative di sensibilizzazione delle Istituzioni. Questo è il punto e vi invitiamo a diffidare da chi fornisce delle versioni lontane dalla corretta interpretazione dei fatti, indirizzando un legittimo malcontento verso piani sindacali strumentali a finalità diverse da quelle della categoria degli specializzandi.