Apprendiamo non senza delusione della mancata previsione in seno al testo del “DL Irpef”, recentemente licenziato dal Consiglio dei Ministri ed oggetto, negli ultimi giorni, di ulteriori rimodulazioni, della copertura economica per il finanziamento di contratti di formazione specialistica aggiuntivi.
Da fonti governative ci viene riferito che per reperire le somme utili a stanziare le “80 euro mensili” aggiuntive, da destinare a circa 10 milioni di Italiani, è stato necessario operare dei tagli significativi su tutti i capitoli di spesa. Il Governo, però, avrebbe tenuto a preservare per quanto possibile la dotazione dei capitoli relativi all’istruzione, alla ricerca ed alla sanità. Se, da una parte, si ritiene positivo che non siano stati apportati tagli alla Sanità ed agli stipendi dei medici in attività nel SSN, dall’altra, non si può mancare di constatare come, ancora una volta, gli effetti delle politiche poco oculate adottate in passato si ripercuotano sulle spalle delle giovani generazioni.
L’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM), pertanto, coerentemente a quanto annunciato nelle settimane scorse, a fronte delle aperture fornite dal Governo, nel riservarsi di trovare riscontro e valutare le annunciate iniziative governative, preso atto del mancato riscontro alla previsione della copertura finanziaria di contratti di formazione specialistica aggiuntivi, con la presente annuncia il lancio di una mobilitazione nazionale per intervenire presso il Parlamento in sede di conversione del “DL Irpef”. A tal proposito è già stata ottenuta la formale autorizzazione per l’utilizzo del suolo pubblico e seguiranno nelle prossime ore delle comunicazioni ufficiali.
Non si può, peraltro, mancare di rilevare come il quadro generale sia altamente sconfortante per le giovani generazioni di operatori sanitari, medici e non medici. A partire dalle non adeguate politiche di programmazione del fabbisogno di medici, che hanno prodotto un eccesso di domanda rispetto all’offerta di accessi nel post laurea, a cui si aggiungono in questi giorni iniziative in sede legislativa che vorrebbero addirittura rimuovere l’accesso programmato a medicina, aggravando ulteriormente la situazione. Sono, altresì, a tutti note le criticità che affliggono il sistema formativo post laurea, tanto nelle scuole di specializzazione, quanto nei corsi di formazione specifica di medicina generale. Ancora più critica risulta la condizione dei colleghi specializzandi non medici, ai quali ad oggi, nessun riconoscimento è stato dato a fronte dell’impiego a tempo pieno nella formazione specialistica, pena l’impossibilità di accesso ai ruolo del SSN.
Per di più, sembra prendere sempre più piede l’ipotesi di incardinamento degli specializzandi degli ultimi due anni di corso nei vari Servizi Sanitari Regionali, a carico quindi delle Regioni, le quali potrebbero avvalersi di forza lavoro a basso costo ed in continuo turn over, potenzialmente a discapito della stabilizzazione nel presente e nel futuro prossimo dei giovani medici precari. Peraltro, ancora una volta si è mancato di istituzionalizzare a livello centrale il ricorso ai fondi strutturali Europei al fine di sostenere la formazione delle giovani professionalità sanitarie, rimettendo nei fatti alle singole Regioni la possibilità o meno di attingere a questa fonte di finanziamento, laddove si auspica che a livello regionale le politiche clientelari lascino lo spazio alle politiche di sistema, evento raro, come dimostra l’esperienza.
Tutto ciò in un sistema nel quale la progressione di carriera continua ad avvenire prevalentemente, se non esclusivamente, in funzione dell’anzianità di servizio e non del merito o delle capacità professionali di soddisfare il bisogno di salute. E la situazione appare quanto mai insostenibile, in particolare, nell’ambito del convenzionamento, laddove non esistono modalità di misurazione e di valutazione delle performance, tanto nell’assistenza primaria, quanto nella specialistica ambulatoriale, quest’ultima addirittura caratterizzata da meccanismi di valorizzazione dei medici pensionati a discapito dei giovani, come denunciato dal SIGM.
In ultimo, ma non da ultimo, si rileva come la pervicace invasione della politica nella Sanità abbia mortificato, e continui troppo spesso a mortificare, la meritocrazia e le giovani generazioni, precludendo a queste il riconoscimento della dovuta dignità professionale.
Ora più che mai risulta attuale il messaggio lanciato dall’ Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) nel corso delle due edizioni del “GiovaniMediciDay”: programmazione dei fabbisogni, accesso alla formazione ed al mondo del lavoro sono legati in un continuum indissolubile e pertanto occorre una mobilitazione unitaria delle giovani generazioni!
Rivolgiamo, pertanto, un appello a tutte le associazioni di categoria, di medici e non medici, di studenti in medicina, ed a quanti tra tutti i colleghi siano “giovani”, non anagraficamente, ma mentalmente, ad unire le forze ed a condurre una battaglia di civiltà e di cambiamento, fuoriuscendo dalle logiche di parte, siano esse baronali o sindacali, ovvero frutto di improvvisazione o sterile ricerca di protagonismo o populismo.
E’ venuto il momento di cambiare il sistema dalle fondamenta, pena il venir meno di una prospettiva professionale all’interno del SSN e del nostro Paese.
Che le risorse derivanti dalla rimozione degli sprechi e dei mancati tagli alla sanità siano investite nella valorizzazione delle giovani generazioni di medici e non medici dell’area sanitaria! “Cambiare il Paese, per non cambiare Paese”!
L’Ufficio Nazionale SIGM