Difendiamo il FUTURO della Sanità Pubblica rinnovando e rilanciando la Professione Medica!

I Giovani Medici sostengono con fermezza e convinzione un SSN equo, solidale, sostenibile e pubblico.

L’Europa senza confini è ormai una realtà consolidata, sia per cittadini (Trattato di Schengen e successive Direttive Comunitarie), che per i medici (D.Lgs 368/99 di “Attuazione della direttiva 93/16/CEE in materia di libera circolazione dei medici e di reciproco riconoscimento dei loro diplomi, certificati ed altri titoli e delle successive direttive 97/50/CE, 98/21/CE, 98/63/CE e 99/46/CE”), ma anche per i pazienti (Direttiva UE 24/2011 sulla cosiddetta cross-border Healthcare, in vigore dal marzo 2013). Il tema centrale dei prossimi anni sarà rappresentato, pertanto, dalla competitività tra sistemi e modelli assistenziali e tra le professionalità mediche operanti all’interno del contesto UE.

Per essere competitivi in un momento di crisi ecomomico-finanziaria, grave e generalizzata, ed ancor prima per concorrere al bene dell’intero Sistema Salute, è necessario avere professionalità adeguatamente preparate e motivate, che siano in grado di esprimere il proprio potenziale a partire dal periodo più prolifico della vita professionale: in tal senso uno dei pilastri di un SSN solido e sostenibile è rappresentato dalla componente giovane della Professione Medica, che, solo se adeguatamente supportata e valorizzata, potrà contribuire al rilancio della Sanità nel nostro Paese.

In atto la Professione Medica appare eccessivamente frastagliata in un numero spropositato di sigle, siano esse di società scientifiche o sindacati, disperdendosi una serie di punti di vista di parte che hanno perso la visione di insieme e di sistema. Ciò ha contribuito ad ingenerare l’adozione di politiche poco lungimiranti e di impronta gerontocratica, come dimostrano i fatti che richiamiamo di seguito in 5 punti critici, che offriamo al vaglio di tutti i giovani medici Italiani.

1) Iter formativo-professionalizzante ed accesso al mondo del lavoro: un percorso in salita per le giovani generazioni di medici

I tempi di accesso all’esercizio della professione ed al mondo del lavoro in Italia per un giovane medico sono i più elevati in assoluto nel panorama UE a causa di un ipertrofico ed a volte ridondante iter formativo sia per gli effetti della non adeguata programmazione del fabbisogno di professionalità mediche.

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2) Giovani nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN)? Specie da proteggere (perché in via di estinzione!)

Blocco del turn-over e proliferazione di contratti atipici, senza diritti e senza futuro. Aumento incontrollato di unità operative complesse, frutto delle profonde ingerenze della politica nella sanità a discapito delle unità semplici e delle assunzioni dei giovani. Progressivo incremento della sperequazione tra livelli apicali della dirigenza medica e neo assunti nel pubblico impiego.

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3) Medicina del territorio: l’araba fenice della professione

Mentre in tutte le altre nazioni evolute le politiche sanitarie hanno al centro il tema degli investimenti nella primary care, in Italia si stenta ad innestare la riorganizzazione della medicina del territorio, né è chiaro il futuro per i giovani medici nella medicina generale e nella specialistica ambulatoriale. Si persiste, inoltre, nella mancata valorizzazione del ruolo dei medici iscritti al corso di formazione specifica di medicina generale, nè si fanno investimenti nella formazione e professionalizzazione dei futuri medici di medicina generale.

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4) Politiche previdenziali miopi (per non dire cieche!)

Attraverso la contribuzione previdenziale i giovani sostengono e garantiscono, ad oggi, le pensioni delle generazioni precedenti. Emblematico è l’iniquo ed improduttivo inquadramento dei medici specializzandi nella gestione separata INPS. Ed i giovani devono guardare ad onerose forme di pensione completare o integrative per sostenere la loro quiescenza post lavorativa. E se ciò non bastasse, è in atto un pressing della maggior parte dei sindacati al Parlamento da per innalzare da 67 a 70 anni il limite massimo per l’entrata in quiescenza, precludendo ulteriormente la stabilizzazione dei precari e l’accesso dei giovani alla dirigenza medica ed al convenzionamento nel SSN!

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5) Accesso dei giovani alla ricerca bio-medica: terno al lotto o ripiego?

Dalla concezione avvilente del dottorato di ricerca in Italia (utilizzato in ambito accademico spesso come ammortizzatore sociale) al tentativo di tassare le borse di studio universitarie con l’IRPEF. Dalle difficoltà di interpretazione ed applicazione della Legge Gelmini (e non solo) sulla sovrapposizione di specializzazione e dottorato fino all’assurda incompatibilità tra incarichi in Istituti di ricerca e Scuola di Specializzazione.

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Alla luce di quanto richiamato, emerge un quadro altamente sconfortante: l’alternativa che sempre più viene presa in considerazione dai giovani colleghi, tra questi spesso quelli più motivati e determinati, è quella di trovare rifugio all’estero, dove si rinvengono ben più attraenti possibilità di crescita ed affermazione professionale e personale, creando un’emorragia non solo di cervelli ma anche di risorse (da considerarsi ancora più grave se si considerano gli effetti della precitata direttiva sulla cross-border healthcare): trattasi, infatti, di medici formati a spese dello Stato italiano e delle rispettive famiglie.

Inoltre, è dimostrato che l’accesso ai ruoli apicali in altre nazioni non è funzione diretta dell’età, bensì del merito. In Italia, invece, vige il sempre presente “criterio di anzianità” con il fine ultimo di rifarsi sulle giovani generazioni, non permettendo a queste ultime di esprimersi su base meritocratica, ma inserendoli in un sistema culturale di riferimento che ha quali principi ispiratori pregnanti il compromesso e la raccomandazione, in cui chi gestisce la formazione, sia esso il baronato universitario o la lobby sindacalista, ha il pieno controllo sul destino dei giovani.

Il nostro Segretariato reputa che l’unità della categoria sia un bene prezioso da preservare. Allo stesso modo, si ritiene che non ci si possa sottrarre dallo spiegare a tutti i giovani colleghi il reale stato dei fatti, in modo che si pongano in essere tutti gli opportuni accorgimenti finalizzati a riequilibrare la sperequazione tra giovani e meno giovani e prevenire, pertanto, un pericoloso conflitto intergenerazionale ingenerato dalle politiche gerontocratiche.

I giovani, anche in seno alla Professione Medica, devono prendere coscienza ed essere responsabili ed artefici del proprio futuro, senza più non demandarne a terzi la gestione! In altre nazioni già ciò avviene. Sono centinaia e migliaia i casi di giovani colleghi Italiani che all’estero ricoprono ruoli apicali ed esercitano ad elevatissimi livelli la professione del medico, con un ritorno in termini di riconoscimenti esistenziali e professionali neanche lontanamente comparabili con gli standard del nostro Paese! Ciò si evince sin dal momento della formazione: in Francia, ad esempio, i tirocini effettuati dallo studente in medicina in corsia sono simbolicamente retribuiti, a significare l’importanza del momento pregnante dell’esperienza formativa in reparto; in tutti i Paesi UE e terzi, ad esempio, la formazione post-lauream rappresenta un momento di crescita ed affermazione professionale e non un semplice prolungamento del corso di laurea in medicina (vedasi Tabella 1).  Ma ciò non avviene soltanto a livello professionale, ma anche decisionale: basti guardare all’esempio della virtuosa Germania, il cui attuale Ministro della Salute ha un’età inferiore ai 40 anni, essendo stato chiamato a ricoprire tale importante incarico a soli 36 anni. Peraltro, in Italia la presenza dei giovani ai vertici degli organismi di rappresentanza della Professione (Ordini, Enti Previdenziali) è assolutamente marginale o talora del tutto assente (salvo qualche presenza simbolica all’interno dei consigli o nel collegio dei revisori degli Ordini).

La nostra non è e non vuole essere una battaglia finalizzata ad alimentare il conflitto tra giovani e meno giovani: a nostro avviso, la condizione di giovane non è legata ad un dato anagrafico, bensì ad un’attitudine mentale. Ci sono tantissimi colleghi più avanti con l’età che la pensano come noi: serve un vero e proprio patto intergenerazionale dove chi “ha avuto” e deciso finora si metta “accanto” e non al di sopra di chi sente forte il senso di responsabilità e la passione fresca per cambiare questo stato inerziale.

Il SIGM ritiene che la Professione Medica non possa limitarsi ad opporsi ai tagli imposti dalla gravissima crisi vigente in maniera acritica e senza avanzare una proposta organica e praticabile, che dovrebbe avere peraltro al centro la valorizzazione dei giovani per rilanciare la Professione Medica alla guida di un SSN equo, solidale e sostenibile. Il SIGM non è un’organizzazione sindacale, ma un’associazione tra giovani medici, e pertanto pone l’indicazione a partecipare o meno alla Manifestazione del 27 ottobre 2012, organizzata dai sindacati medici, secondo libertà di coscienza.

Per tali ragioni, il nostro Segretariato offre alla FNOMCeO ed a tutte le articolazioni della rappresentanza della Professione le seguenti proposte:

  1. Effettuare un preventivo confronto con tutte le espressioni della categoria dei giovani medici su tematiche che li interessino direttamente o indirettamente
  2. Investire le risorse eventualmente accantonate o liberate primariamente nella valorizzazione dei neoassunti e nelle assunzioni dei giovani medici
  3. Adottare un contratto di formazione per i medici iscritti al corso di formazione specifica di Medicina Generale
  4. Rendere trasparenti le graduatorie per l’attribuzione degli incarichi di continuità assistenziale, di Medicina Generale e della specialistica ambulatoriale
  5. Adottare un inquadramento previdenziale esclusivo in ENPAM dei medici specializzandi
  6. Rendere pienamente operativi ed efficaci i meccanismi premiali previsti per la dirigenza medica ed introdurli anche per il convenzionamento
  7. Eleggere i vertici della FNOMCeO e della Fondazione ENPAM con suffragio universale, ovvero rispettivamente ad opera di tutti gli iscritti ed i contribuenti alla Quota A, in modo da favorire la presenza dei giovani negli organi di governo della Professione
  8. Rendere opzionale la contribuzione alla Fondazione ONAOSI
  9. Riorganizzare le Istituzioni ordinistiche su base regionale e non più provinciale
  10. Più merito e meno politica nella Sanità del futuro

Per discutere ed approfondire tali proposte, ma al pari per migliorarle ed implementarle, il SIGM ha indetto la prima Assemblea Nazionale della Professione Medica Giovane, che si terrà il 27 ottobre 2012, a partire dalle ore 14.30, presso la Sapienza Università di Roma (ecco le istruzione su come arrivare). Sono invitati a partecipare tutti i colleghi medici di buona volontà, giovani e meno giovani, che vorranno confrontarsi ed organizzarsi per condividere prossimi passi ed iniziative per lavorare assieme al rilancio della Professione Medica ed alla valorizzazione delle giovani generazioni all’interno del SSN del futuro.

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